PADOVA - Con venti file di seggiole e in ogni fila sei blocchi da dieci, fanno 1.200 posti a sedere. Tutti occupati. C’è gente in piedi in ogni angolo del padiglione. E c’è gente fuori e al bar, perché agli incontri di partito contano anche i corridoi.
La manifestazione
«Siamo almeno in duemila», gongola il segretario della Liga Veneta Alberto Stefani. Sembra di essere tornati ai tempi della Prima Repubblica, quando era normale il sabato mattina macinare chilometri per raggiungere la Fiera di Padova e alla fine stare in coda sotto la pioggia per almeno mezz’ora per pagare il tagliando del parcheggio. Il segretario federale Matteo Salvini cita i sondaggi che danno la sua Lega in recupero, davanti a sé ha una platea di big e di militanti arrivati da tutto il Nord Italia: il governatore Luca Zaia con i colleghi Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga e Maurizio Fugatti, il ministro Roberto Calderoli e il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, i sottosegretari Andrea Ostellari, Massimo Bitonci e Lucia Borgonzoni e poi parlamentari consiglieri e assessori regionali (assente, notato, il padovano Roberto Marcato), sindaci, in uno sventolìo di bandiere rosse e bianche, quelle col Leone di San Marco e quelle della Lega per Salvini Premier, mentre gli altoparlanti sparano le hit del momento e forse "Cuoricini" è quella che meglio rispecchia lo stato d’animo dei leghisti e dei lighisti.
Tensioni sopite, unità ritrovata, voglia di tornare in vetta. È così che Salvini, reduce da una visita alla Basilica del Santo («Frate Loreto mi ha fatto da accompagnatore») chiama sul palco i giovani “leoni” e, in rappresentanza dei sindaci che hanno dovuto fare i conti con la giustizia, la prima cittadina di Riva del Garda Cristina Santi appena «liberata» dall’obbligo dei domiciliari. Dopo Ancona e Napoli, questo di Padova è il terzo e ultimo evento precongressuale.