TREVISO «Non abbiamo competenza sull’elicottero dei Vigili del Fuoco, ma come Regione ce l’abbiamo su quello del 118. Darò mandato per verificare i costi dell’operazione di salvataggio di martedì a San Biagio. E se rientra nei parametri degli interventi per cui la Regione chiede il rimborso a chi viene soccorso dopo essersi messo in pericolo per imprudenza, procederemo esattamente come già facciamo per gli sprovveduti che si avventurano in montagna senza equipaggiamento».
Il governatore Luca Zaia, come sempre, è molto chiaro. È contento per il salvataggio dei 7 ragazzi rimasti imprigionati su un isolotto in mezzo al Piave martedì pomeriggio - «fondamentale che nessuno si sia fatto male», chiarisce - ma è anche estremamente irritato per questo continuo esborso di soldi pubblici in azioni di salvataggio che potrebbero essere evitate.
Senza contare i pericoli cui vengono esposti i soccorritori. Ricorda quindi che dal 2011 la Regione vuole il rimborso delle speso per l’elisoccorso (25 euro al minuto per interventi che comportano il ricovero in Pronto Soccorso, 90 euro senza ricovero ndr) da chi chiede aiuto in montagna dopo essersi avventurato senza equipaggiamento, o ignorando le allerte meteo e le minime regole di prudenza, su sentieri e cime. E dice che lo stesso criterio dovrebbe valere anche per chi si tuffa nei fiumi quando non dovrebbe.
Presidente Zaia, quindi quei 7 ragazzi salvati lunedì pomeriggio dovrebbero pagare per le spese sostenute nel loro salvataggio?
«Intanto premettiamo una cosa: il soccorso non viene negato a nessuno. Così come le cure. Il nostro sistema sanitario si occupa di tutti a prescindere da sesso, inclinazioni affettive, colore della pelle, religione, condizione economica. Non si fanno differenze per nessuno».
Detto questo, gli imprudenti devono pagare i soccorsi?
«Sono stato io a introdurre un tariffario per chi se ne va in montagna in infradito e poi non sa più come tornare indietro. Uso il termine “infradito” per indicare chi si avventura per i sentieri o sulle cime senza attrezzatura adeguata, costringendo poi gli operatori a intervenire magari mettendo a repentaglio la propria incolumità. O togliendo tempo a soccorsi più seri. Non parliamo quindi solo dei costi».
E quei sette ragazzi sul Piave, rimasti imprigionati sull’isolotto circondato dall’acqua, sono stati avventati...
«Di sicuro l’acqua era torbida, non bisogna essere di Saletto per capire che con quel tempo non era il caso di entrare nel fiume. Chi è imprudente, e ci costringe a operazioni di soccorso importanti, deve contribuire alle spese».
Lunedì sono intervenuti ben due elicotteri: le spese saranno state molto alte.
«Quello dei Vigili del Fuoco è intervenuto per l’intervento di soccorso, quello del 118 per eventuali interventi di carattere sanitario. Senza contare le squadre di terra. Per fortuna tutto si è risolto per il meglio».
Parliamo dei costi?
«Per quanto di nostra competenza farò fare una verifica delle spese sostenute dall’elicottero del 118. E se la tipologia di intervento rientra tra quelle per cui chiediamo il rimborso, così come accade per gli interventi in montagna, agiremo. E questo ovviamente vale per gli stranieri come per gli italiani, il metro è lo stesso».
Il tema della sicurezza sul Piave sta diventando sempre più pressante.
«Il Piave fa parte della nostra cultura, è il fiume sacro alla Patria. Ma è anche pericoloso e non va sottovalutato. È pur sempre un fiume a carattere torrentizio, con forti correnti e piene improvvise. La sua storia è costellata di inondazioni, allagamenti, anche vittime. Va rispettato».
La gente continua a fare il bagno nonostante il divieto di balneazione riguardi tutto il corso del fiume e sia ben indicato da molti cartelli.
«Fino a quando non ci saranno delle aree censite dove poter fare il bagno in sicurezza, se possibile, la balneazione resta vietata lungo tutto il suo corso. Un concetto che va capito».
Ultimamente sono sempre più stranieri che lo usano come alternativa al mare. Una giusta comunicazione sarà uno dei temi di cui parleranno sindaci e prefetto nel tavolo tecnico di domani sul Piave.
«Servono nuove tabelle che avvisino del divieto e illustrino i pericoli con messaggi in italiano, inglese, francese e arabo. Sono misure necessarie, tanta gente ha perso la vita e una soluzione va trovata».