Casa Zero, caso Superbonus archiviato: la truffa è ai danni dello Stato, per il giudice i clienti non hanno subito alcun danno economico

Resta il timore tra i committenti che l'agenzia delle entrate chieda loro conto dei crediti fiscali

mercoledì 26 febbraio 2025 di Redazione Treviso
Il presidio di alcuni clienti di Casa Zero all'esterno del tribunale di Treviso

NERVESA Da una parte c'erano i committenti dei lavori di ristrutturazione delle proprie abitazioni che si sono visti svuotare il cassetto fiscale e non volevano che l’inchiesta venisse archiviata, dall’altra la Procura che sosteneva invece che l’unica truffa commessa sarebbe a danno dello Stato.

Tesi sposata anche dai legali degli imputati legati a Casa Zero che il prossimo 22 aprile dovranno comparire davanti al gup di Treviso proprio per rispondere di questa ipotesi di reato. In mezzo c’era il gip Cristian Vettoruzzo che ha sciolto la riserva sul caso, stabilendo che il fascicolo debba finire in archivio perché i circa quaranta "truffati" non possono lamentare un effettivo danno economico, come sostenuto dalla Procura di Treviso. 

I TRUFFATI

Gli ex clienti di Casa Zero lamentavano il fatto di essersi affidati al consorzio per la ristrutturazione delle loro case sfruttando il Superbonus 110% e di essersi ritrovati con i lavori mai terminati (e in alcuni casi mai partiti, ndr), le abitazioni sventrate e il rischio che l’agenzia delle entrate chieda loro conto dei crediti fiscali. «Secondo il pubblico ministero la circolare dell’agenzia delle entrate metterebbe al riparo i cittadini da eventuali azioni di rivalsa da parte dell’ente - ha affermato l’avvocato Fabrizio Negrini, che rappresenta 22 persone che si sono affidate a Casa Zero - In realtà non è esattamente così nel senso che l’agenzia delle entrate richiede come condizione preliminare quella di aver sporto enuncia ma si riserva eventuali iniziative all’esito dei procedimenti penali che sono scaturiti dalle denunce. È quindi necessario che la denuncia sfoci in un procedimento penale e che venga accertata la responsabilità degli imputati».

LE DIFESE

«Siamo estremamente soddisfatti dell’esito procedurale: l’ordinanza del gip ha abbracciato le argomentazioni difensive poste a sostegno dell’invocata archiviazione - ha dichiarato l'avvocato Simone Guglielmin, legale dell'amministratore di Casa Zero, e di altre società del gruppo, Alberto Botter -  Abbiamo sempre palesato l’inconsistenza di truffe di sorta in danno di privati, essendo chiara la mancanza di un danno-evento (penalmente rilevante) di carattere patrimoniale in capo a costoro».

GLI IMPUTATI

In aula, il prossimo 22 aprile, dovranno presentarsi in otto per rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato. Si tratta di Fabio Casarin, 49enne di Milano, legale rappresentante del Consorzio Casa Zero (avvocati Luca Stevanato e Massimiliano Robba), degli amministratori di fatto del Consorzio e delle altre società del gruppo, Alberto Botter, 40enne di Trevignano (avvocato Simone Guglielmin) e Roberto Brambilla, 50enne di Monza (avvocati Giuseppe Murone e Pierpaolo Dell’Anno), gli ingegneri liberi professionisti che asseveravano l’esecuzione dei lavori, Massimiliano Mattiazzo, 56enne di Zero Branco (avvocati Christian Fornasier e Stefano Tigani), Andrea Pillon, 52enne di Treviso (avvocati Daniele Vecchi e Michele Visentin), e Giorgio Feletto, 41enne di Conegliano (avvocato Giorgio Piccolotto), e i consulenti del lavoro abilitati al rilascio del visto di conformità e all’invio telematico sia del documento che della comunicazione di opzione per la cessione del credito all’Agenzia delle entrate, Daniela Pacelli, 55enne di Treviso (avvocato Silvia Masiero), e Alessandro Pacelli, 54enne di Villorba (avvocato Gioia Barbato). Ai soli Casarin, Botter e Brambilla viene contestato anche il reato di impiego di denaro di provenienza illecita. Gli inquirenti sostengono che gli indagati si sono procurati un ingiusto profitto, costituito dal conseguimento dei crediti di imposta fittizi, pari a 49.298.758 euro.

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