TREVISO La frode era ambiziosa: incassare quasi un milione di euro dai fondi Pnrr chiedendo il rimborso per un macchinario industriale pagato 60mila euro, rivenduto per finta alla strabiliante cifra di 1,8 milioni di euro (cifra mai sborsata da nessuno) in modo da ottenere un rimborso dai fondi europei di 990mila euro e guadagnarne così 930mila. Giochetto però scoperto e disinnescato dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Treviso supportati nella fase esecutiva dai Noe di Bologna e Venezia e dal personale dell’Arma territoriale, che hanno eseguito diverse perquisizioni tra le province di Treviso, Venezia e Modena. A finire nei guai sono stati tre imprenditori e un professionista che ha avvallato l’operazione mettendo false garanzie. Sono tutti stati denunciati per tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
L’OPERAZIONE
Ad architettare il meccanismo sono stati i titolari di una ditta edile e di una specializzata nella produzione di macchinari per l’efficientamento energetico, entrambe con sede a Treviso. Il tutto sostenuto da un professionista che si è occupato dell’aspetto burocratico. L'operazione chiamata dai carabinieri “Pressa Gonfiata” riguarda, in particolare, le condotte degli imprenditori che mediante artifizi e raggiri, hanno ottenuto l’ammissione all’erogazione di un contributo pubblico di fondi provenienti dal Pnrr. "Missione 2" rivoluzione verde e transizione ecologica per un valore pari a 990.000 euro. Gli investigatori hanno provveduto al sequestro e all'acquisizione di documentazione presso i domicili degli indagati e le sedi delle rispettive società, relativa all’acquisto di un macchinario al costo di 60.350 euro presso un’azienda terza, rivenduto poi ad un’altra società ad un prezzo notevolmente aumentato, ovvero 1,8 milioni di euro proprio per consentire a quest’ultima società di richiedere a fronte di questo acquisto, nell’ambito del Pnrr, il massimo del contributo statale erogabile pari a 990mila euro. Al centro di questo scambio un macchinario in grado di trasformare il rifiuto tessile in materiale per realizzare impianti foto-voltaici. L’obiettivo finale è facilmente intuibile: ottenere «un ingente profitto - spiegano gli investigatori - pari alla differenza tra l’effettivo valore del macchinario e il contributo Statale per circa 930mila euro. La truffa architettata dagli imprenditori trevigiani non si è conclusa solo grazie al tempestivo intervento dei militari dell’Arma del Comando Carabinieri Tutela Ambientale e Sicurezza Energetica, che nell’ambito dei peculiari compiti istituzionali sono costantemente impegnati nel monitoraggio dei Finanziamenti Pnrr della "missione 2" sono riusciti ad intervenire ed interrompere l’attività criminosa prima che il contributo, già concesso, venisse erogato».