ROVIGO - Il Comune di Rovigo rinuncia a circa 1 milione di euro del Pnrr, nell'ambito della Missione 5, Investimento 2.2. Il progetto, orientato al "superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura" non si farà più. Si tratta dello stesso finanziamento ottenuto recentemente da Castelguglielmo per realizzare nuovi alloggi e spazi di servizio per i lavoratori, con l'obiettivo di offrire sistemazioni dignitose e adeguate ed evitare situazioni di sfruttamento e caporalato. Ma il Comune, con l'amministrazione Cittadin, non è interessato ed ha deciso che il progetto, già autorizzato, non rientra nella propria programmazione. Un iter che era partito molto prima dell'insediamento di questa giunta.
La lista
Lo scorso 23 luglio il Comitato nazionale per la prevenzione e il contrasto del lavoro sommerso aveva comunicato la lista dei progetti approvati per il superamento dei ghetti e dei grandi accampamenti informali e per favorire processi di emersione e integrazione, ma Rovigo ha risposto con un "no grazie". A prendere posizione è la Cgil che con un comunicato alla firma di Giosuè Mattei, segretario generale Flai Cgil Veneto, Dario Pitacco, segretario generale Flai Cgil Rovigo, Silvana Fanelli, segreteria regionale Cgil Veneto e Pieralberto Colombo, Segretario generale Cgil Rovigo, attacca: «Già dal suo insediamento - si legge - è del tutto evidente che questa amministrazione su questo tema ha assunto un approccio esclusivamente ideologico, così come del resto fa la maggioranza di Governo sul tema migranti, invocando a parole la sicurezza ma favorendo di fatto l'illegalità».
Secondo la Cgil non è comprensibile che si rinunci alla «possibilità di tenere sotto controllo, monitorare e contrastare i fenomeni di sfruttamento lavorativo e di caporalato, presenti in Polesine e territori limitrofi» anche attraverso questi strumenti che offrono dignità abitativa. «Il rischio concreto di questa rinuncia - denuncia il sindacato - potrebbe essere quello di lasciare questi lavoratori stagionali stranieri, di cui le aziende dichiarano di avere così tanta necessità, in balia di sfruttatori senza scrupoli, alimentando l'illegalità».
La replica
Non si fa attendere la risposta del sindaco Valeria Cittadin che mette subito in chiaro che non si tratta di non condividere le politiche di lotta al caporalato. Del resto i suoi trascorsi da sindacalista nella Cisl non possono che testimoniare una sensibilità verso le categorie a rischio. «È un progetto che abbiamo ereditato - afferma - e che condividiamo nel principio ovviamente. Ritengo però che non basti realizzare alloggi. Non possiamo rischiare di creare delle sacche di presenze di stranieri che poi non riusciamo a gestire. Si fa presto a parlare di accoglienza, tutti si riempiono la bocca con questi principi, per me sacrosanti, ma deve essere supportata da altri strumenti atti poi all'inserimento sociale e lavorativo stabile di queste persone».
Idee chiare
Per la Cittadin bisogna avere le idee chiare attorno ad un progetto, «servono politiche di accompagnamento. Anche perché i lavoratori in agricoltura sono stagionali, terminato il lavoro cosa faranno? Non possiamo accogliere stranieri che fai sfuggire dal caporalato offrendogli un'abitazione e che poi, terminato il lavoro, girovaghino per la città senza obiettivi come quelli del centro di accoglienza dell'ex seminario. Non è così che si fa accoglienza». La Cgil invece ritiene che il finanziamento poteva essere una buona occasione per combattere il caporalato perché «il progetto era finalizzato alla promozione della qualità dei prodotti agricoli della nostra provincia - fanno sapere - alla tutela dei diritti dei lavoratori coinvolti per completarsi con un'opera di riqualificazione urbana di uno stabile presso la frazione di Concadirame, che si sta spopolando sempre di più».
Al di là della delusione per le scelte del Comune, il sindacato fa sapere che non fermerà la sua lotta contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo e che solleciterà all'interno della Sezione Territoriale del Lavoro agricolo di qualità appena insediata affinché vengano accolte le proposte avanzate dalla Cgil per contrastare il fenomeno.