NERVESA (TREVISO) – La Procura è pronta a chiedere l’archiviazione del procedimento aperto a carico dell’infermiera 48enne L.C., che alle 5,30 della scorsa domenica avrebbe investito e ucciso il 18enne Cheick Tidiane Bance lungo la Pontebbana, a Nervesa, poco prima del distributore Tamoil.
L’INCIDENTE
Era ancora buio e quel tratto di Pontebbana non è risultato illuminato. L’infermiera procedeva a una velocità regolare, sembra senza superare i limiti, quando ha urtato il 18enne probabilmente con la ruota anteriore destra della vettura. Centrandolo alla testa con un colpo solo, secco. Il ragazzo è morto praticamente subito. Da una prima ricostruzione sembra che il 18enne fosse disteso a terra, sul ciglio della Pontebbana, con il capo rivolto verso la carreggiata. Si trovava in quella improbabile posizione probabilmente a causa del fatto che aveva trascorso la notte tra sabato e domenica alla discoteca Odissea, a Spresiano, consumando più di qualche drink. Sembra che Cheick fosse arrivato al locale da solo per trascorrere una serata in allegria. «Era giunto da solo - hanno, infatti, confermato alcuni amici ai carabinieri - e se n’è andato da solo». Il 18enne era uscito dalla discoteca e si era incamminato a piedi verso Nervesa, la direzione opposta di quella che avrebbe dovuto prendere per tornare a casa, in quanto era ospitato dallo zio in un appartamento a San Liberale, quartiere di Treviso. Ha percorso a piedi quasi 4 chilometri, camminando sul ciglio della strada e impiegando circa un’ora. Poi, è crollato a terra. Forse un malore, forse aveva bisogno di riposare, forse l’alcol gli aveva fatto effetto. Fatto sta che sembra si sia sdraiato in una posizione davvero pericolosissima.
LA RICOSTRUZIONE
La ricostruzione non facile dell’incidente, effettuata dai carabinieri di Montebelluna, ha permesso di mettere a punto la dinamica dell'incidente. Tre auto sarebbero transitate lungo la Pontebbana poco prima dello schianto mortale: un automobilista non avrebbe nemmeno visto Cheick, ma l’auto che precedeva la Renault Clio avrebbe scartato a sinistra per evitarlo. Confermando che il 18enne era proprio lì. Poi è arrivata la macchina dell'infermiera, che transitava lungo la Pontebbana occupando correttamente la carreggiata. Senza sbandare. È stato esaminato il cellulare della donna e non risultano attività al momento dell’incidente. Questo sta a significare che la 48enne non era distratta dall’uso del telefonino.
I carabinieri, alcuni rientrati dalle ferie per ultimare gli accertamenti, hanno visionato i filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona da cui si evince l’impatto della Renault contro Cheick. La donna, uscita dall’abitacolo, aveva tentato di prestare soccorso al 18enne e poi aveva chiamato i soccorsi. Intanto, lo pneumatico anteriore destro si era sgonfiato e la copertura in plastica del cerchione è saltata. Mentre il cerchione in ferro è risultato deformato. Un particolare che non è passato inosservato agli investigatori. Ma la stessa anomalia è stata riscontrata nel cerchione dell’altra ruota, quella posteriore destra, come si trattasse di un’usura che nulla avrebbe a che vedere con l’incidente di domenica mattina.
Resta la convinzione degli investigatori, che la Procura intende fare sua, della terribile ma ineludibile fatalità. Un qualsiasi altro automobilista avrebbe potuto investire quel povero ragazzo, steso a terra, a due passi dalle auto in transito, quando era ancora buio, tanto da non rendere facilmente visibile la sua sagoma sul ciglio della strada. È capitato a L.C. Poteva capitare a chiunque.