Thomas Gobbi schiacciato dal camion, il papà: ​«Una valvola ha ceduto e l'ha ucciso». Raccolta fondi dei colleghi per la compagna incinta

martedì 4 marzo 2025, 04:00 - Ultimo agg. 16:05
Thomas Gobbi schiacciato dal camion, il papà: «Una valvola ha ceduto e l'ha ucciso». Raccolta fondi dei colleghi per la compagna incinta
di Giovanni Brunoro
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MERLARA (PADOVA) - Il papà di Thomas: «Mio figlio è stato ucciso dal malfunzionamento di una valvola». A una settimana dalla tragedia di Villa Bartolomea (Verona), il dolore per la morte di Thomas Gobbi - autotrasportatore 34enne di Merlara - è ancora vivo e i tanti perché faticano a trovare risposte. A dare una spiegazione a quanto accaduto in quel terribile infortunio sul lavoro è Michele Gobbi, papà del giovane defunto.

«Sono un camionista anche io e conosco il mestiere. Per questo, dopo essere andato sul posto, sono riuscito a farmi un’idea di quello che è successo al mio Thomas». Per Michele, la morte del figlio è imputabile a una terribile concatenazione di eventi sfortunati.

Tragica combinazione

«Thomas era a pochi metri dal consorzio agrario, dove doveva andare. Quando ha imboccato una stradina di ghiaia, ha probabilmente sentito un suono sordo, dovuto alla rottura della barra stabilizzatrice. È sceso dalla cabina, anche se avrebbe potuto tranquillamente arrivare a destinazione». Per Gobbi, Thomas non ha effettuato alcun intervento di manutenzione sulla motrice: «Dopo la disgrazia, ho guardato bene e i guanti da lavoro erano ancora al loro posto. Ritengo sia andata così. Thomas ha attivato con il telecomando il meccanismo di sollevamento pneumatico della cabina che i camion moderni hanno. Poi si è accovacciato ed è andato sotto con la testa per vedere cosa fosse successo».

Ad un tratto, è accaduto l’irreparabile: «Si è probabilmente rotta una valvola che regola la tenuta dell’aria. La cabina è crollata di colpo. Una sfortuna terribile, perché la testa di Thomas era vicina al supporto del parafanghi. Cadendo tutta di un colpo, la cabina lo ha schiacciato».

Michele Gobbi non si dà pace: «Se mio figlio si fosse fermato un attimo, magari fumandosi una sigaretta, tutto questo non sarebbe successo».

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