PADOVA - Quattro mesi di squalifica. È la sanzione che ieri (16 giugno) il Tribunale federale della Federazione italiana di atletica leggera ha comminato nei confronti del professor Dino Ponchio, attuale presidente del Coni Veneto, ma soprattutto ex tecnico e dirigente della Fidal stessa, noto anche per essere stato per una decina d’anni “spalla” del telecronista Franco Bragagna nelle dirette riguardanti i grandi eventi di atletica leggera.
Il provvedimento
Il provvedimento è stato preso in seguito ad un’indagine della Procura federale, avviata dopo una segnalazione del presidente Stefano Mei, per le numerose affermazioni contenute nel libro autobiografico “My life. Accadrà...ieri! I miei semi-seri ricordi” che lo stesso Ponchio aveva presentato in un paio di iniziative pubbliche un anno fa. Secondo la Procura federale, nel volume erano contenute “espressioni gravemente lesive dell’immagine della Fidal, delle sue istituzioni e della dignità e il decoro di altri soggetti (...) in particolare Stefano Mei, Giovanni Malagò, Franco Arese” e altri personaggi dell’atletica meno noti al grande pubblico.
Le affermazioni contestate
Che cosa ha scritto Ponchio in questo libro, pieno di aneddoti e ricordi? Non ci è andato leggero: di Stefano Mei afferma “sotto i capelli niente… senza offesa e senza forfora”; Franco Arese (ex campione europeo dei 1.500 ed ex presidente federale) viene definito “venditore di scarpe (incapace presidente Fidal, però abile nel commercio) che comprava voti”; Alberto Morini, presidente della Fidal emiliana, viene indicato come “l’inutile ingegnerino”; e via discorrendo. Ma vi sono anche riferiti fatti di cui l’accusa ha contestato la veridicità: in particolare a pagina 288 Ponchio, narrando della prima riunione del Consiglio federale dopo la prima elezione del presidente Mei, afferma testualmente «di sicuro avevamo in mano la maggioranza del Consiglio ma, alla prima riunione in cui potevamo fare il ribaltone, presenziò Malagò che minacciò i nostri i quali, impauriti, si astennero».