CIMADOLMO (TREVISO) - Un bertovello, attrezzo proibito usato dai bracconieri per la pesca di frodo, è stato rinvenuto sul fiume Negrisia a Stabiuzzo, frazione di Cimadolmo. A trovarlo sono state le guardie provinciali ittiche della Fipsas, la federazione della pesca sportiva, che subito ha provveduto a rimuoverlo. E' caccia a chi lo ha posizionato. «Un episodio che mette in evidenza ancora una volta quanto sia importante vigilare costantemente per tutelare le nostre acque e l'equilibrio dell'ecosistema ittico – è il commento di Fipsas -. Abbiamo avviato un'azione di contrasto a questi fenomeni illegali e contiamo sul supporto di tutti i pescatori onesti e rispettosi delle regole».
L’APPELLO
La Fipsas chiede la collaborazione di tutti. «Se notate comportamenti sospetti o anomalie sul territorio segnalateli tempestivamente. La difesa dell'ambiente passa anche attraverso il vostro impegno». Il bertovello è un attrezzo fatto di rete fissata a cerchi di plastica. E' composto da camere a forma di “cono” l'una dentro l'altra, che consentono al pesce di muoversi solo verso l'interno, intrappolandolo. In dialetto è ben noto come il “bartoèl”, parola molto utilizzata anche in passato anche con significati figurati: un tizio se finiva nel “bartoèl”, significava che si era messo nei guai. «Questo è bracconaggio vero e proprio – evidenzia una delle guardie provinciali ittiche che chiede venga mantenuto riservato il proprio nome -. Collocare un bertovello è reato, scatta la denuncia con risvolti penali. E' una pratica più diffusa di quel che si pensi, lo vediamo dai casi che riscontriamo come guardie ittiche. E' più frequente sui piccoli corsi d'acqua. Come nel caso riscontrato sul fiume Negrisia la rete era stata tirata su entrambi i lati, andando così ad occupare tutto l'alveo. Notevole è il danno che si provoca alla fauna ittica».
IL PROBLEMA
Nei commenti postati sotto a quanto la Fipsas ha comunicato nella sua pagina Fb, c'è chi osserva come il fenomeno della pesca con le reti negli ultimi anni sia triplicato nei fiumi di risorgiva. «Parlo di reti perché, essendo zone molto ricche di vegetazione, fortunatamente per l’ecosistema ma sfortunatamente per i controlli, la pesca irregolare e di nascosto è sempre stata praticata, e continuo a vederla e segnalarla. Ad ogni modo, quei pochi che sono stati fermati si sono sempre lamentati di non avere più a disposizione acque libere per la pesca che contengano pesce, ma allo stesso tempo pretendono di poter portare a casa il pescato che, a dirla tutta, è già scarso anche nelle zone in concessione». I corsi d'acqua risentono dei cambiamenti climatici, dell'inquinamento e dell'azione dell'uomo tutti fattori che, messi assieme, hanno portato alla riduzione della fauna ittica.