Alvise Lorenzo Sandi
La risposta del direttore del Gazzettino Roberto Papetti
Caro lettore, posso comprendere il suo punto di vista e non amo particolarmente la comicità di Luciana Littizzetto.
Naturalmente una battuta, un monologo o un'imitazione possono o meno piacere, possono farci divertire o lasciarci indifferenti, possono persino suscitare un moto di rabbia e di fastidio. Ma vanno giudicate per quello che sono, non per altro. Proprio per questo il comico nel suo lavoro, nell'esprimere la sua creatività deve essere libero, non può avere steccati e limiti. Né di tipo politico, né di tipo culturale. I confini da non oltrepassare è lui stesso a fissarli ed è lui che può decidere se rispettarli o violarli. Dipende da molte cose: dal pubblico che ha di fronte, dal contesto in cui si esibisce (teatro e televisione sono realtà molto diverse), dalla sua sensibilità.
Ovviamente questa libertà deve valere per tutti i comici. Non solo per chi irride i potenti o i governanti di turno o per chi si esercita nel mettere alla berlina ingiustizie e privilegi. Ma anche per chi sfida con la propria ironia e irriverenza argomenti scomodi o "si permette" di fare satira anche su minoranze. Vale la pena di ricordarlo e sottolinearlo. Perché oggi la censura ha più spesso il volto dei tutori del politicamente corretto che quella del potere politico.