On y retourne. Si riparte. Dopo l’ultimo inciampo, con il botta a risposta al vetriolo in quel di Tirana, Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron si sono dati appuntamento a martedì prossimo per un bilaterale a Palazzo Chigi. L’incontro, reso noto soltanto ieri, in realtà è stato fissato dai due la settimana scorsa, quando la premier ha sentito al telefono i “volenterosi”, nonché Donald Trump, per informarli della telefonata con Papa Prevost e sulla disponibilità del pontefice per un nuovo round di negoziati Kiev-Mosca in Vaticano, ipotesi per ora finita in ghiacciaia. Tanti i temi sul tavolo. Non solo la guerra in Ucraina e la crisi in Medio Oriente, ma anche le questioni interne all’Europa: dal dossier migranti al tema della difesa - leggi ReArm -, passando alla politica industriale e alla grana dei dazi da risolvere. All’orizzonte il G7 in Canada e il vertice Nato all’Aia. Sotto traccia la consapevolezza di dover marciare uniti, in una fase di estrema incertezza sullo scacchiere internazionale. Dove pesano le intemperanze di Donald Trump: l’imprevedibilità del tycoon agita l’Europa e spinge i leader del Vecchio Continente a tracciare insieme la rotta per uscire dalla tempesta. E se Meloni sa che l’Ue resta a trazione franco-tedesca - dunque, al netto dei dissapori, non può prescindere dal mantenere saldo l’asse con l’Eliseo - altrettanto vero è che Macron ha toccato con mano la sintonia di Trump con la premier italiana. Il che rende la leader di Fdi una pedina decisiva per andare a dama. L’ultima prova, del resto, risale appena a qualche giorno fa, quando il presidente statunitense ha collegato Meloni alla Situation Room assieme agli altri volenterosi, a poche ore dall’esclusione di Palazzo Chigi orchestrata da Macron a Tirana.