Il rave party agli Alberoni, il "collettivo" green si smarca: «Noi non c'entriamo»

I ragazzi non smentiscono la loro presenza lì la sera del Redentore ma specificano che si è trattato «di un ritrovo tra amici»

domenica 28 luglio 2024 di Giulia Zennaro
Un'immagine del raduno nell'oasi protetta degli Alberoni

«In questi giorni siamo stati dipinti dai giornali come ciò che non siamo: né organizzatori di rave, tantomeno quello di sabato scorso agli Alberoni, né una realtà insensibile al tema ambientale al punto da tenere una festa su un’oasi tutelata».

Elia, Francesco e Giacomo hanno creato la società Metabolismo Lagunare per organizzare eventi musicali nel rispetto dell’ambiente, come spiegato anche nel loro sito; e si distaccano con forza dall’accostamento con il rave party che ha devastato la spiaggia degli Alberoni, un’oasi protetta e sulla quale vige un vincolo ambientale che proibisce di organizzare qualsiasi evento o festa.

I ragazzi non smentiscono la loro presenza lì la sera del Redentore ma specificano che si è trattato «di un ritrovo tra amici. C’erano i componenti del collettivo, una quindicina di persone, più altri amici, non sappiamo con precisione quanti eravamo. Nessuno ha organizzato feste, era una normalissima serata per vedere i fuochi come fanno tutti in quell’occasione. Non abbiamo causato alcun degrado, la spiaggia l’abbiamo lasciata così come l’abbiamo trovata e ci siamo comportati nel rispetto delle regole. Non c’entriamo niente con il rave, eravamo lontanissimi da dove si è svolto, prima delle dune, dove forse non è nemmeno oasi, mentre tutti i ragazzi che hanno partecipato alla festa erano nei pressi del faro Rocchetta. Leggere il nostro nome accostato alla notizia del rave, considerato quello che facciamo come collettivo e come ci spendiamo per l’ambiente e per fare eventi sostenibili, ci ha molto ferito e infastidito. Ci siamo presi del tempo per elaborare la cosa, anche perché non ci aspettavamo di finire su tutti i giornali, e ci teniamo a sottolineare che non abbiamo avuto alcun ruolo nell’organizzazione del rave party». Francesco, Giacomo ed Elia con il loro progetto hanno partecipato anche a iniziative del Comune di Venezia per organizzare party sostenibili dal punto di vista ambientale. Porta Verde, una serie di serate musicali organizzate dal Comune che si sono tenute in via Piave la scorsa estate, ad esempio.

L’obiettivo che si pone il collettivo è quello di riallacciare il legame tra musica (elettronica) e contesto urbano, ambientando gli eventi in location come l’area portuale di Porto Marghera e a Forte Bazzera, per djset in mezzo ai container e col rumore degli aerei in sottofondo e le rovine militari a fare da scenografia. Restano ancora diverse questioni aperte. Ad esempio, chi abbia organizzato il rave party che ha visto 3mila persone fare festa fino alla sera successiva e ridurre l’oasi in uno stato tale da costringere Veritas e le cooperative impegnate nella pulizia a lavorare fino a mercoledì per rimuovere i rifiuti. Un costo, ambientale ma anche economico per le casse del Comune, incalcolabile: «Gli addetti Veritas riferivano di non aver mai portato via così tanta spazzatura», spiega Jacopo Capuzzo, vicepresidente Wwf Venezia. Per non parlare degli autobus Actv messi in campo per smaltire il grande afflusso di gente al Lido, in un periodo di carenza di personale. In tutto ciò, è rimpallo di accuse tra Wwf e polizia locale sulla comunicazione inviata agli uffici ambiente del Comune e girata da questi ai vigili troppo tardi perché potesse essere letta. E sulla competenza della municipale: «Era una questione di ordine pubblico, non in capo a noi», rispedisce al mittente il comandante Agostini. Durante la sera del Redentore è comune organizzare raduni in spiaggia più o meno legali: resta da capire se un controllo avrebbe scongiurato il rave party delle polemiche.

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