MONTEBELLUNA - «Sono stato rapinato tre volte nella mia vita. La prima con una pistola, la seconda con un coltello e giovedì sera una ragazza ci ha provato con un coccio di bottiglia, proprio a due passi da casa mia». È il racconto di un 60enne, che alle 22.30 del 10 luglio, mentre rientrava a casa a piedi da via Cave assieme a sua figlia, è stato avvicinato da una giovane italiana e minacciato con un pezzo di vetro. «Dammi i soldi, dammi i soldi» gli sibilava contro la rapinatrice.
La paura
«Stavo tornando a casa con mia figlia quando abbiamo sentito dei passi dietro di noi. Mi sono voltato e ho pensato che la ragazza che ci stava seguendo fosse un’amica di mia figlia. L’ho anche salutata – racconta F.S. – Ma poi ho capito dalla sua espressione che era un’estranea. Sembrava tesa e alterata: sono certo fosse italiana, con un accento trevigiano. Le ho chiesto cosa volesse e lei ha iniziato a chiederci i soldi. Mi ha puntato contro questo coccio di bottiglia. Io le ho detto di no, che non ne avevo, ma lei insisteva. Dietro di lei, in lontananza, c’era un altro gruppo di ragazzi: sembrava volesse dimostrare ai suoi amici che ne era capace. Una bravata pericolosa».
Il calcio
Il 60enne le ha sferrato un calcio per proteggere la figlia: aveva paura che la rapinatrice, non sortendo alcun effetto su di lui, prendesse di mira lei. «Il colpo l’ha fatta voltare di spalle e cadere a terra. Mia figlia si è affrettata a toglierle la bottiglia rotta dalle mani». Il sessantenne ha tentato di bloccare la rapinatrice, che però alla fine è riuscita a fuggire prima dell’arrivo della pattuglia dei carabinieri. «Non è la prima volta che mi succede. In Sardegna mi hanno minacciato con una pistola e mi hanno portato via la busta paga. Qualche anno fa uno straniero mi ha puntato un coltello alla gola nel sottopassaggio della stazione di Treviso per 12 euro. E ora questo. Nemmeno Montebelluna è più così sicura».