TREVISO L’ultima corsa dell’Indomita 21, storica società che ha presidiato i campetti di periferia, ha lasciato un’amara sensazione nei genitori dei giovani allievi che si stavano formando nelle sue fila, ma anche nella classe politica.
LA RINASCITA
«Indomita 21 rinasce nel 2012 facendo attività di base ed accogliendo tutti i bambini della zona. Ecco nel 2025 riparte da dove siamo venuti, dai bambini». Così Marco Pinzi, per anni alla presidenza della società, ritiene che si tratti di un nuovo inizio per la squadra, questa volta come Academy affiliata al Treviso Calcio. «La riforma dello sport porterà all’accorpamento di società che con le loro risorse fanno fatica a stare in piedi - spiega il vicesindaco Alessandro Manera -. Stiamo cercando di salvare tutte le categorie, per togliere i ragazzi dalle strade, soprattutto per il periodo storico che stiamo vivendo. Teniamo conto che si tratta di una società privata e che il comune può arrivare fino ad un certo punto».
LA PERDITA
«I genitori hanno parlato con sindaco e vicesindaco, chiedendo di mantenere invariate le modalità di iscrizione alla squadra e ricevendo come risposta rassicurazioni sul fatto che i loro figli non avrebbero avuto problemi al riguardo - interviene la consigliera Pd Carlotta Bazza -. Invece no, non è andata proprio così: gli over 12 saranno obbligati a trovare una nuova squadra, per poter continuare l’attività calcistica. Le finalità dello sport sono cambiate e i valori di socializzazione che dovrebbe insegnare uno sport sono svaniti. Inglobare l’Indomita al Treviso calcio, escluderà molti ragazzi nel poter praticare il calcio come attività sportiva. In questo periodo così difficile, in cui non ci sono spazi di aggregazione, l’unica salvezza, soprattutto in età così delicate, è lo sport. In particolar modo a Treviso dove gli unici effettivi luoghi d’incontro rimangono ancora i bar».
«Parlando con i genitori, mi viene detto che da ben 5 anni chi di dovere sapeva che l’Indomita sarebbe stata venduta al Treviso calcio e sempre chi di dovere aveva tranquillizzato tutti, banalizzando come allarmismi le sacrosante preoccupazioni dei genitori - prossegue -. Per opporsi alle decisioni prese, le famiglie vogliono organizzare una raccolta firme per ribadire che a rimetterci sono i giovani che si vedranno costretti nella gran parte dei casi, a rimanere a casa o a non saper dove andare per stare assieme in modo genuino e sano».