TREVISO - Colpito con due pugni al volto per aver invitato un collega ad indossare le scarpe antinfortunistiche. Una misura necessaria per la sicurezza sul luogo di lavoro, per scongiurare incidenti dal tragico esito. Ma, per un elettricista 45enne che ha fatto osservare la norma ad un collega in un cantiere edile a Treviso, l’intento non ha sortito il risultato sperato: prima è stato aggredito e poi destinatario di un provvedimento disciplinare. Questa seconda azione è stata in seguito ritirata, ma i danni fisici non sono stati di poco conto: l’uomo è stato ricoverato al Ca’ Foncello con una prognosi di dieci giorni, conseguenti ad una ferita al labbro e un trauma facciale. Il clima a lavoro si è fatto poi più pesante, tanto da spingerlo a licenziarsi per giusta causa e a rivolgersi ad un legale per richiedere un risarcimento dei danni fisici e morali subiti.
IL FATTO
«Siamo di fronte ad un grave episodio avvenuto sul posto di lavoro», afferma l’avvocato Mauro Zanatta che segue il caso.
L’AZIONE
«L’aggressione sul luogo di lavoro è un fatto grave in sè, ma lo è ancora di più quando viene minimizzato o addirittura ignorato dal datore di lavoro - sottolinea il legale -. Ci troviamo davanti ad una palese violazione dei doveri di salvaguardia e protezione dei dipendenti. La cassazione penale ha ribadito che la violenza fisica sul luogo di lavoro mantiene rilievo penale indipendentemente dal contesto». E, dopo una querela e i documenti medici che attestavano le conseguenze dell’aggressione, il collega responsabile deve ancora rispondere alle comunicazioni formali inviate dal legale. Nel frattempo, il giovane elettricista coinvolto, ha trovato nuovamente impiego presso un’altra struttura. Ma resta il fatto che è stato aggredito per aver richiesto l’osservanza delle basilari regole di sicurezza sul posto di lavoro. «Il mio assistito aveva l’obbligo di far presente questa cosa. La controparte è stata sollecitata ad una risposta. In assenza di essa, verranno adite le vie legali», conclude l’avvocato.