Dopo Calabria, Sicilia, Lombardia, anche il Veneto si appresta a reclutare medici con titolo conseguito all’estero ma non ancora riconosciuto in Italia. Perché la situazione sul fronte del personale ormai è drammatica: a livello nazionale mancano 50mila medici, in Veneto ne servono 3.500, i settori più esposti sono quelli dell’Emergenza-Urgenza. Così, per non lasciare sguarniti i Pronto soccorso dei 68 ospedali veneti, la Regione ha deciso di ricorrere per la prima volta ai professionisti stranieri. Un provvedimento «in via sperimentale e temporaneo» con un po’ di paletti.
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LA GENESI
L’assunzione di medici specialisti con titolo conseguito all’estero ma non ancora riconosciuto in Italia, è possibile sin dai tempi della pandemia del Covid-19 ed è prevista fino al 31 dicembre 2027. Il Veneto finora non si era avvalso di questa possibilità perché la norma era stata molto contestata, sia dagli Ordini professionali che dalle organizzazioni sindacali, visto che di fatto instaurava un doppio regime: i medici italiani tenuti all’iscrizione all’Ordine e all’obbligo della formazione continua, i “foresti” esentati proprio perché, non avendo il titolo riconosciuto dallo Stato italiano, non possono iscriversi all’ordine. Solo che, appunto, la situazione è sempre più difficile, nei Pronto soccorso la carenza di medici è ormai strutturale, i concorsi vanno a vuoto e il guaio è che non ci sono neanche specializzandi nelle scuole. E così anche il Veneto ha seguito l’esempio di altre Regioni. Mettendo però un pre-requisito: l’avviso pubblico che sarà emanato da Azienda Zero nei prossimi giorni è rivolto a professionisti già presenti sul territorio nazionale, in possesso di permesso di soggiorno per motivi lavorativi o di cittadinanza italiana. Quindi stranieri che già si trovano regolarmente in Italia oppure professionisti con la doppia cittadinanza, ad esempio argentini o brasiliani. Quanti medici saranno assunti? Non si sa, in passato professionisti stranieri si erano fatti avanti, ma avevano ricevuto una risposta negativa. Ora potranno essere assunti.
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I PALETTI
A Palazzo Balbi fanno presente che il percorso prevede la selezione per titoli e colloquio da parte di una commissione di esperti per la valutazione delle competenze e la conoscenza della lingua italiana. Mentre la norma nazionale prevede che il professionista dimostri semplicemente di essere iscritto all’Ordine del proprio Paese, il Veneto chiederà molte più “carte”: la laurea, la specializzazione, il certificato carichi pendenti, il certificato di onorabilità professionale (e cioè che non ci siano state sanzioni tipo sospensioni o radiazione) e, appunto, la conoscenza della lingua italiana. E una volta assunto il medico - si faranno contratti a tempo determinato fino al 31 dicembre 2027 salvo ulteriori proroghe previste dalla normativa statale, ma niente più gettoni - la Regione “spingerà” perché questi professionisti avviino la procedura di riconoscimento formale del titolo e quindi si iscrivano all’Ordine.
LE RAGIONI
«Questa iniziativa nasce dalla necessità di assicurare continuità ai servizi di emergenza e pronto soccorso, che sono presidi fondamentali per la salute dei cittadini. È una risposta pragmatica a una situazione di carenza che riguarda l’intero Paese e che si sta aggravando», ha detto l’assessore alla Sanità della Regione del Veneto, Manuela Lanzarin. «Comprendiamo che il tema sia delicato e siamo consapevoli della complessità normativa legata al riconoscimento dei titoli – ha aggiunto Lanzarin – ma proprio per questo nella delibera abbiamo previsto un impegno chiaro: ci attiveremo presso il Governo affinché venga definita a livello nazionale una disciplina specifica che consenta anche a questi professionisti di iscriversi a elenchi speciali presso gli Ordini, garantendo trasparenza, sicurezza e uniformità di sistema».
Il provvedimento si inserisce inoltre nella strategia regionale per il progressivo superamento del fenomeno dei “gettonisti”, i medici a chiamata che operano in regime libero-professionale esternalizzato. L’obiettivo - recita la nota di Palazzo Balbi - è favorire forme di collaborazione più stabili e integrate con il sistema pubblico, assicurando maggiore continuità e qualità nell’assistenza, in particolare nei servizi di emergenza-urgenza e nei pronto soccorso delle Ulss venete, dove persiste la grave carenza di personale a seguito della mancata partecipazione ai concorsi indetti da Azienda Zero e il ricorso ai “gettonisti” è stato sino ad ora più rilevante. La procedura non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio regionale e non sostituisce i canali ordinari di assunzione, che restano prioritari. «L’obiettivo – ha detto l’assessore – è dare una risposta concreta e immediata ai cittadini, senza rinunciare a promuovere, in parallelo, un confronto costruttivo con tutti i soggetti coinvolti per migliorare le regole».