«Caccia, stop alla legge sui richiami vivi», l'appello delle associazioni animaliste ai consiglieri veneti

Cabs, Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf hanno paventato il rischio che la modifica apportata alla normativa possa configurare «una sorta di condono a tutto favore del bracconaggio»

sabato 19 luglio 2025 di Angela Pederiva
«Caccia, stop alla legge sui richiami vivi», l'appello delle associazioni animaliste ai consiglieri veneti

VENEZIA - Tornerà a riunirsi martedì e mercoledì il Consiglio regionale del Veneto. Ma è già scontro sul punto più sensibile fra quelli all’ordine del giorno: la nuova disciplina dei richiami vivi di cattura e di allevamento per la caccia da appostamento.

Ieri le associazioni animaliste hanno annunciato di aver inviato «una circostanziata lettera» ai componenti dell’assemblea legislativa, «chiedendogli di non approvare questa legge».

Il testo

Con relatore il leghista Giuseppe Pan e correlatore il verde Renzo Masolo, il testo si propone «di assicurare sia certezza in ordine ad un pacifico ed incontestato esercizio dell’attività venatoria con richiami vivi per i soggetti che ne hanno titolo, sia effettività nell’esercizio delle funzioni di vigilanza in capo ai soggetti chiamati a presidiare il rispetto del quadro normativo vigente». Cabs, Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf hanno però paventato il rischio che la modifica apportata alla normativa del 1993, semplificando le procedure per l’inserimento dell’anello identificativo sulle zampe dei piccoli uccelli migratori, possa configurare «una sorta di condono a tutto favore del bracconaggio». A questo proposito è stato citato il parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, secondo cui «la sostituzione dei contrassegni sui richiami esistenti a seguito di una semplice autocertificazione renderebbe possibile la regolarizzazione di uccelli acquisiti illegalmente e favorirebbe l’approvvigionamento di ulteriori individui di cattura tramite canali illeciti». La traduzione degli attivisti è che sarà «sufficiente un’autocertificazione sottoscritta dal cacciatore e l’apposizione di un contrassegno fornito dalla stessa Regione Veneto, perché i richiami catturati illegalmente si trasformino magicamente in uccelli regolarmente detenuti». Le organizzazioni hanno chiesto pertanto che il Consiglio regionale si impegni «in alternativa per adottare un’iniziativa legislativa che metta definitivamente al bando l’utilizzo degli uccelli da richiamo».

 

A Palazzo

Ipotesi esclusa dalla maggioranza, a sentire l’aria che tira a Palazzo Ferro Fini. Ha dichiarato ad esempio Joe Formaggio (Fratelli d’Italia): «La proposta mira a tutelare le specie, regolamentando l’uso dei richiami vivi senza danneggiare chi pratica la caccia nel rispetto delle regole. Siamo di fronte all’ennesima polemica montata ad arte da una certa parte animalista per screditare i cacciatori, che vengono ingiustamente criminalizzati con accuse preventive e allusioni a processi e denunce. Ovviamente, nonostante le battaglie dei verdi questo provvedimento passerà a larga maggioranza e metterà la parola fine a tutti gli equivoci e alle umiliazioni che i cacciatori hanno dovuto subire». Proprio il gruppo Europa Verde è però determinato a dare battaglia con 75 emendamenti, in aggiunta agli altri 12 delle opposizioni. «Tutti volti – ha spiegato Andrea Zanoni – a contrastare e migliorare un testo che rischia di legalizzare atti di bracconaggio. Questo progetto di legge è un regalo ai bracconieri: consente di regolarizzare uccelli catturati illegalmente con una semplice autocertificazione e l’apposizione di un anello identificativo. È come voler rendere legittima un’auto rubata solo perché le si è messa una targa. È un insulto alla legalità, alla biodiversità e alla nostra Costituzione». 

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