È il sorriso la prima cosa che colpisce del volto di Mara Panajia, presidente e ad di Henkel Italia - il braccio operativo del colosso tedesco leader nel settore dei detersivi e degli adesivi, sigillanti e rivestimenti - è da poco general manager del cluster Hcb We South (Italia, Grecia e Cipro).
Un sorriso e una curiosità che l'hanno spinta a lasciare Reggio Calabria dopo il liceo classico per andare a studiare a Milano, laurearsi alla Bocconi e specializzarsi in finanza e marketing. Ma è proprio da qui, dalla voglia di superarsi e mettersi alla prova, che inizia il suo percorso. Prima in Danone e poi alla Henkel dove si fa strada rapidamente, grazie alla passione e all'impegno. «Al mio capo di allora - confessa - avevo detto di essere pronta a sostituirlo, e mi rispose che il ruolo di general manager non si può improvvisare, servono esperienze diverse. Mi fece cominciare con la vendita, prevedendo di organizzarci per il prossimo passaggio. E così sono arrivata a Düsseldorf».
L’azienda tedesca ha poi premiato merito e competenza. Due valori che insieme alla passione per il gioco di squadra sono stati vincenti. «Sono da sempre una sostenitrice del fatto che persone diverse, per esperienze, background, opinioni, genere e cultura, ci rendano più grandi, più competitivi e più ricchi di talenti, nello spirito pioneristico del fondatore Fritz Henkel». Tanti sacrifici però dietro un percorso manageriale speso al servizio della multinazionale in Europa, Cina, Sudamerica, Iran. In giro per il mondo, in un contesto molto competitivo, di certo ruvido. Lei però non s'è mai persa d'animo. «Dalla Germania tornavo in Italia tutti i giovedì per stare in famiglia, ho avuto anche sensi di colpa, specialmente quando i figli erano piccoli, ma ho superato quei momenti, grazie a mio marito, puntando sulla qualità dei confronti, sull'attenzione alle cose vere, profonde, sui sentimenti».
L’ANALISI
Le questioni di genere sono state al centro di un lavoro dell’Osservatorio Henkel su genere e stereotipi condotto in collaborazione con Eumetra. Quasi la metà delle ragazze (48%) e dei ragazzi (39%) dichiara di avere molti progetti per il futuro ma sono frenati da una prematura consapevolezza degli ostacoli che incontreranno sul loro percorso. Questo vale soprattutto per le ragazze: solo il 46% di loro crede di avere le stesse opportunità di carriera dei propri coetanei, il 28% teme discriminazioni legate al genere e il 13% pensa che dovrà rinunciare alla propria carriera per la famiglia (contro il 9% dei ragazzi). L’8% dei maschi e il 31% delle femmine teme di essere discriminato qualora decidesse di avere figli. Numeri che danno bene l’impressione di come ancora forte sia il tema di genere.
IL MODELLO
«Forse, ammette, avrei potuto fare di più, ma non mi sono mai risparmiata, mai», dice Panajia. E in effetti, riavvolgendo il nastro della vita, non si è mai negata una nuova sfida. Parla tre lingue e ora, sussurra, sto studiando anche il greco dopo aver assunto le responsabilità operative in quel Paese. «Voglio entrare in sintonia con le persone e i posti dove lavoro e amo il mio lavoro, - dice - ma amo ancora di più conoscere, leggere, scoprire. Non mi perdo una nuova serie tv o un nuovo romanzo, e viaggio con la famiglia appena posso. Quest’estate andremo in Perù, ma a casa la lavatrice la faccio io». La top manager ama anche cucinare. «Quando stavo in Germania mi divertivo a coinvolgere i miei colleghi a provare le cucine dei vari Paesi, ovviamente la più apprezzata era quella italiana, dove me la cavo abbastanza». Niente “pipi e patate” però, il piatto tipico calabrese, ma pietanze più semplici. Come la ricetta per avere successo. «Ho studiato tanto e mi sono impegnata, andando oltre le aspettative dei miei genitori», dice. «Peccato che mio padre e mia madre non lo abbiano potuto vedere, ma la mia forza viene da quelle radici che non ho mai tagliato, dalla mia terra», si commuove. E proprio il richiamo delle origini si fa sentire dopo tanti anni passati a Düsseldorf e in giro per il mondo.
«Prendo circa 90 voli all'anno, ma quando mi fermo scatta subito la voglia di ripartire, magari dopo aver sfornato il pane caldo, in famiglia». Ora la aspettano ad Atene, poi a Düsseldorf, dove la Henkel si prepara a festeggiare i 150 anni di attività, con la famiglia del fondatore Fritz ancora sulla plancia di comando. Un gruppo che ha 21,6 miliardi di fatturato, 47.000 collaboratori nel mondo e marchi iconici come Dixan, Vernel, Perlana. In fondo, la ricetta del successo è semplice: essere pionieri, continuare a ricercare, a migliorarsi, con il sorriso sulle labbra e uno sguardo ottimista sul futuro. «Un ultima cosa - conclude, sempre sorridendo - la domenica canto nel coro della Chiesa a Milano, lo faccio da sempre, i valori prima di tutto, la passione per ciò che si è».
LA SCHEDA
Si chiama Ricercamondo il laboratorio di Henkel per avvicinare i bambini della scuola primaria alle discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), nato per incoraggiare ad applicare il metodo scientifico in modo semplice e divertente. Il progetto è arrivato quest’anno per la prima volta nella Capitale grazie alla collaborazione con il Comune di Roma e ha coinvolto circa 270 bambini. A quasi dieci anni dal suo lancio, l’iniziativa educativa ha raggiunto una dimensione nazionale, coinvolgendo circa 18.000 alunni e alunne di più di 250 scuole. Durante ciascun laboratorio (condotto da divulgatrici scientifiche esperte) i piccoli studenti osservano, ipotizzano e verificano conclusioni replicando il metodo scientifico sperimentale.
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