Trump, Papetti: «Spregiudicata imprevedibilità, tra la guerra dei 12 giorni con l'Iran e l'irrilevanza europea»

La risposta del direttore del Gazzettino Roberto Papetti

giovedì 26 giugno 2025 di Roberto Papetti
Trump, Papetti: «Spregiudicata imprevedibilità, tra la guerra dei 12 giorni con l'Iran e l'irrilevanza europea»

Egregio direttore, da quando è stato eletto, il presidente Trump ci offre quasi quotidianamente resoconti trionfali. I fatti, però, smentiscono questa narrazione: la politica economica basata sui dazi ha prodotto risultati marginali, mentre gli sforzi diplomatici per la pace in Ucraina si sono finora rivelati vani. È poi davvero prematuro parlare di "pace storica" in Medio Oriente. L'America di Trump sembra essere più attenta a nutrire il suo elettorato e i suoi fans europei, con slogan retorici piuttosto delineare una reale strategia diplomatica per il futuro. Dobbiamo prendere atto che, come sottolinea il professor Cacciari, il diritto internazionale è ormai "collassato" e ha lasciato spazio al diritto della forza, in cui potenze come la Russia e oggi gli Stati Uniti giocano un ruolo determinante.

Si parla sempre più spesso di obiettivi militari raggiunti o raggiungibili, mentre quasi mai si affrontano gli obiettivi politici necessari per promuovere la pace.

A.S.
Venezia

La risposta del direttore del Gazzettino Roberto Papetti

Caro lettore, ho l'impressione, e i fatti di questi ultimi giorni mi pare lo confermino, che se cerchiamo di interpretare la politica internazionale secondo i canoni che abbiamo utilizzato negli ultimi 20-30 anni, faremo molta fatica a capire cosa sta accadendo e soprattutto a cercare di comprendere cosa potrebbe accadere. Massimo Cacciari ha ragione quando afferma che il diritto internazionale è collassato ed è stato sostituito dal diritto della forza, un concetto che dovrebbe far riflettere coloro che scendono in piazza contro il riarmo e fanno facile demagogia sui nuovi piani di difesa europea. Dal dopoguerra ad oggi la diplomazia non è mai stata così ininfluente e incapace di trovare soluzioni ai conflitti. E l'irruzione sulla scena internazionale di Trump ha accelerato questi cambiamenti. Lo si è visto in Iran e nella guerra dei 12 giorni. I toni trionfalisti del presidente americano non devono sorprendere nè vanno sopravvalutati. Sono un elemento della sua personale propaganda ad uso interno e della sua visione della politica. Meglio stare ai fatti. Che ci dicono almeno due cose. La prima: Trump, al contrario di quanto aveva promesso, non è riuscito a pacificare nè il fronte ucraino nè quello di Gaza. Ma con lo spettacolare e massiccio attacco all'Iran e la successiva, rapida pace che ha imposto ai due contendenti, ha conquistato una assoluta centralità nella regione più instabile del mondo. Lo ha fatto usando spregiudicatamente la potenza militare americana non solo come minaccia o deterrente, ma per colpire direttamente, a freddo e in modo unilaterale Teheran. E ha poi gestito la fase successiva con un'imprevedibilità assoluta, scavalcando ogni mediazione e filtro diplomatico. Un inedito assoluto per la politica estera Usa e non solo. Certo, la partita iraniana è tutt'altro che chiusa. Ma, piaccia o meno, per ora i risultati, sul piano geopolitico, sono dalla parte di Trump e del suo alleato israeliano. Il secondo fatto, purtroppo, è l'irrilevanza europea in tutta questa vicenda. L'Unione, semplicemente, è non pervenuta. E purtroppo non è la prima volta.

 

Ultimo aggiornamento: 27 giugno, 07:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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