Nell'inchiesta sulla gestione della rigenerazione urbana di Milano che ha squassato Palazzo Marino, la Procura mette a segno un punto a suo favore. E si vede accogliere non solo la richiesta di sei arresti, ma anche la sua ricostruzione di un «sistema tentacolare e sedimentato, nel quale una parte della classe politica, dei dirigenti comunali, dell'imprenditoria e delle libere professioni prospera piegando a proprio uso le regole esistenti» o aggirandole. Un sistema in cui i privati si sarebbero permessi «di esercitare pressioni sulle più alte cariche istituzionali», compreso il sindaco Giuseppe Sala, «per ottenere l'approvazione di progetti milionari, prospettando, altrimenti, una sospensione degli investimenti iniziative giudiziarie».
Cade però l'accusa di induzione indebita, contestata dai pm anche al primo cittadino che, nel prendere atto dei provvedimenti emessi, conferma il suo impegno per la città: «Non ho mai perseguito finalità personali». Ha condiviso l'impianto accusatorio il gip milanese Mattia Fiorentini nel provvedimento con cui ha disposto gli arresti domiciliari per Giancarlo Tancredi, ex assessore al Comune, Manfredi Catella, il Ceo (ora senza deleghe) di Coima, per Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, rispettivamente presidente e componente della Commissione per il paesaggio, e per Federico Pella, ex manager di J+S, società di ingegneria. Andrea Bezziccheri, il patron di Bluestone, invece, è finito in carcere: per lui è stato riservato un diverso «trattamento cautelare» a causa dei suoi precedenti e per via della «sua «spregiudicatezza e l'utilizzo, da anni, di società operanti nel campo della speculazione immobiliare per commettere reati o per fruire di finanziamenti occulti».
L'ordinanza, notificata dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf di Milano e che potrà essere impugnata davanti al Tribunale del Riesame, ripercorre la ricostruzione dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici e della procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano. Anche se non sono stati riconosciuti non solo alcuni episodi di corruzione in capo a Marinoni, ma anche la sussistenza dell'induzione indebita a lui contestata in concorso con Tancredi, Catella, Sala e l'architetto Stefano Boeri. Reato, questo ipotizzato dai pubblici ministeri per la vicenda del cosiddetto Pirellino-Torre Botanica, e che ora è caduto per gli arrestati e anche per il primo cittadino e l'architetto di fama mondiale. Per il giudice, in sintesi, al di là delle pressioni supposte o vere, non c'è traccia di utilità ricevute o promesse per l'allora numero uno dell'organismo comunale deputato a valutare i progetti.
«Continuerò a lavorare per Milano, con passione e dedizione. Rimane forte la mia attenzione per la fase delicata che sta attraversando e spero che l'ex assessore Tancredi possa chiarire al più presto la sua posizione», commenta il sindaco Sala, che torna ad incassare il sostegno e la fiducia del Pd, mentre la Lega chiede di andare a «elezioni prima possibile». Tancredi, secondo il provvedimento, avrebbe «certamente concorso nel perfezionamento del patto corruttivo tra Marinoni e Pella, dapprima nominando Marinoni presidente della commissione», poi «facendo in modo di conferire il patrocinio comunale al suo progetto sui nodi e porte metropolitane e, infine, prestandosi ad agevolare le iniziative del tandem Studio Marinoni -J+S spa».
Laddove il progetto sui «nodi e le porte metropolitane», - su cui in un appunto l'ex assessore della giunta Moratti, Carlo Masseroli suggeriva a Tancredi una strategia di sviluppo - si è aggiudicato il soprannome di «pgt ombra» quasi a testimoniare che con quelli per l'ex torre di Via Pirelli, il Villaggio Olimpico, Goccia-Bovisa e molti altri sarebbe stato al centro di interessi poco limpidi: il via libera in Commissione da parte di chi avrebbe dovuto astenersi in virtù di consulenze per migliaia e migliaia di euro ricevute dalle società che hanno proposto di edificare le torri e i complessi residenziali su cui le indagini hanno acceso un faro. In quanto alla base ci sarebbe un meccanismo in cui, per il gip, «professionisti e imprenditori (..) dettano le regole (addirittura contribuendo a legiferare) pur di mantenere i privilegi acquisiti» mentre i «pubblici ufficiali» per i loro fini «privati, subappaltano agli speculatori la pianificazione del territorio» comportandosi «da commerciali d'azienda» che «e il svendono le rispettive prerogative ai migliori offerenti».