VENEZIA «Le criticità ci sono e ne siamo ben consapevoli, ma siamo di fronte a problemi complessi e ad un’enorme “domanda di salute”. Più aumentiamo i servizi, più cresce la domanda. E si ritorna daccapo con tutti i problemi». Giuseppe Palmisano è il segretario provinciale della Fimmg, il “sindacato” dei medici di medicina generale i cui ambulatori - come denunciato nei giorni scorsi dal Gazzettino - sono diventati “irraggiungibili” per tanti pazienti, obbligati ormai a presentarsi di persona solo per fissare un semplice appuntamento. Palmisano ammette le difficoltà, ma illustra anche i problemi quotidiani della categoria. Con un impegno: avviare entro quest’anno (cioé nel giro di un paio di mesi) una prima sperimentazione delle “Aft”, delle “aggregazioni funzionali territoriali” che dovrebbero mettere in rete gli ambulatori dei singoli quartieri, facendo sempre trovare un dottore disponibile quando il proprio non è in servizio. Un sogno? Forse, ma bisogna provarci.
Dottor Palmisano, perché siamo arrivati a questa situazione?
«Il primo dato eclatante è l’aumento del numero di assistiti per singolo medico. Avevamo un limite massimo di 1500 e siamo arrivati ai 1800. Io ho 52 anni e sono partito da “zero assistiti”, conoscendoli un po’ per volta. Oggi un collega che arriva con un incarico provvisorio se ne ritrova subito 1500-1800. Questo in tante situazioni ha minato il rapporto fiduciario, a fronte di un aumento dei bisogni di salute, delle cronicità, dei pazienti anziani o con disagio psichico. C’è un boom spropositato di richiesta di contatti».
I pazienti hanno bisogno di voi.
«Il tempo medio di una chiamata è tra i 4 e i 5 minuti. Non basta mettere una segreteria che dice “digita 1 per appuntamento, 2 per certificato...”: le richieste sono molteplici e sempre di più, come le incombenze per decine di certificati diversi: malattie, anticipi per le polizze, pannoloni per anziani... Per non parlare, come avvenuto nei giorni scorsi, quando si blocca il sistema regionale per le ricette dematerializzate. La gente va in farmacia e non trova la prescrizione. E chi chiama? Chiama noi».
E saltano i centralini.
«Alcuni si attaccano al telefono fino a quando non sentono il medico. A essere cattivi potremmo definirli “stalker”, ma non è così: sono persone malate con problemi complessi. E agli anziani che chiedono anche un conforto non puoi sbattere giù il telefono. Alla Medicina integrata di via Cappuccina hanno aggiunto personale e messo un numero dedicato per i certificati di malattia dalle 8-10 e dalle 15-17. Risultato: chiamano anche gli altri e si intasa anche questo».
Alla Gazzera cestinano le e-mail spedite dopo le 20.
«Il problema delle mail è che diventano chat e aumenta il lavoro di backoffice. Arriva di tutto. Usare WhatsApp? Il Garante non lo ha ancora approvato per motivi di privacy trattandosi dati sanitari. Meglio gli ambulatori che usano apposite App».
Quindi non se ne esce...
«No, con l’Ulss 3, come sindacato, abbiamo istituito il tavolo tecnico che porterà alle “aggregazioni territoriali” degli ambulatori nei quartieri, creando “cartelle condivise” dei pazienti per far sì che, quando un medico stacca alle 14, ci sia una “segreteria triage” pronta a rispondere e indicare a quale altro ambulatorio rivolgersi, oppure alle future Case della comunità».
Queste “cartelle” ancora non ci sono, visto che quando c’è la Guardia medica i sanitari di turno non possono vederle.
«È vero. l’obiettivo delle “Aft” è anche questo. Contiamo che sia una risposta concreta per migliorare i servizi».
Quando vedremo queste Aggregazioni di ambulatori?
«Dipende anche dalla Regione, ma il mio desiderio è di partire entro l’anno con un paio di sperimentazioni in città. Dove? Lo decideremo con l’Ulss 3, che tiene molto a questo progetto. Non è vero che si baruffa e basta. Stiamo lavorando insieme».