MARGHERA - Cosa c'è sotto terra in via Banchina dei Molini a Porto Marghera? A questo quesito stanno cercando di rispondere i carabinieri del Noe insieme ai tecnici dell'Arpav e ai vigili del fuoco, che martedì mattina hanno messo piede in un cantiere attivo alla Banchina dei Molini per verificare una serie segnalazioni arrivate nei giorni scorsi alla caserma di Mestre. Qualcuno aveva parlato ai militari di rifiuti interrati nel terreno, forse da tempo, e così è scattato un sopralluogo approfondito.
Tecnici, carabinieri e vigili del fuoco intervenuti hanno scavato in un punto preciso dell'area, che nonostante la vicinanza non risulta legata a Fincantieri, e hanno effettivamente individuato dei materiali sospetti. Non è ancora chiaro se questi rifiuti, effettivamente presenti, siano tossici o meno: per il momento sono stati prelevati da Arpav alcuni campioni che verranno analizzati nei prossimi giorni. Solo dopo sarà possibile capire se si tratta di sostanze pericolose per i residenti e inquinanti per l'ambiente o semplicemente scarti non correttamente smaltiti.
L'AREA
Non è la prima volta che in quest'area si accendono i riflettori su possibili smaltimenti irregolari. Porto Marghera è un territorio che da decenni convive con il problema dell'inquinamento industriale, tra promesse di bonifica, progetti complessi e situazioni ancora da risolvere. Il sospetto, in questo caso, è che qualcuno possa aver approfittato del cantiere per sbarazzarsi di rifiuti senza passare dai canali ufficiali, magari per evitare i costi dello smaltimento o le responsabilità ambientali.
LE ANALISI
Ora l'attenzione è tutta sui risultati delle analisi, che dovranno dire con precisione che tipo di materiale è stato trovato e da dove potrebbe provenire. I carabinieri del Noe si occuperanno di ricostruire la filiera, per capire se quei rifiuti sono compatibili con le attività locali o se invece arrivano da fuori. Se si confermasse quest'ultima ipotesi, si aprirebbe un nuovo fronte investigativo. Nel frattempo, l'autorità giudiziaria è stata messa al corrente della situazione. Quello di martedì è solo il primo passo: i controlli andranno avanti, e non si escludono altri approfondimenti nei prossimi giorni.
PRECEDENTI
Nel Comune di Venezia non sono pochi i casi in cui, nel tempo, sono emersi rifiuti pericolosi sepolti sotto terra, in particolare a Porto Marghera, dove tra gli anni '70 e '90 vennero accumulate circa 5 milioni di metri cubi di rifiuti tossici, distribuiti in 35 discariche interrate o sommerse. Altri episodi significativi riguardano il Forte Pepe a Favaro Veneto, ex struttura militare trasformata negli anni Ottanta in una discarica abusiva, e Punta San Giuliano, un tempo area di accumulo di fanghi industriali e urbani. Da non dimenticare è poi il caso di via Teramo a Dogaletto di Mira, dove tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila furono scoperti circa 7mila fusti interrati contenenti scarti tossico-nocivi provenienti proprio da Porto Marghera.