Anila Grishaj muore a 26 anni stritolata dal robot nella ditta di surgelati: in tre davanti al giudice

Il 22 maggio l’udienza preliminare per la morte di Anila Grishaj, operaia 26enne

mercoledì 9 aprile 2025 di V.Lip.
Anila Grishaj muore a 26 anni stritolata dal robot nella ditta di surgelati: in tre davanti al giudice

PIEVE DI SOLIGO (TREVISO) - La Procura, nell’udienza preliminare del 22 maggio, chiederà il rinvio a giudizio di tre persone per la morte di Anila Grishaj, l'operaia 26enne vittima di un incidente sul lavoro avvenuto alla Bocon, l’azienda di surgelati, di Pieve di Soligo il 14 novembre del 2023.

In quella data compariranno davanti al gup il giovane collega che avrebbe azionato per errore il macchinario mentre lei era ancora all’interno, il caporeparto e l’amministratore delegato nonché legale rappresentante dell’azienda. I tre, difesi dagli avvavati Vincenzo Arcidiacono e Luigi Fadalti, sono accusati a vario titolo di omicidio colposo e violazione delle norme relative alla sicurezza sul lavoro.

L’udienza preliminare del 13 febbraio scorso è stata aggiornata a maggio per consentire all’assicurazione della società di completare le trattative con i parenti della vittima sull’entità del risarcimento del danno.
 

Anila, l'operaia morta sul lavoro a 26 anni. La collega: «Ero lì con lei quando il robot l'ha colpita, è stato orribile»

LA PERIZIA

Sul macchinario che aveva colpito la giovane capolinea alla testa, schiacciandole le vertebre cervicali, era stata eseguita una perizia per accertarne eventuali malfunzionamenti. Fin dai primi momenti si era fatta strada la pista dell’errore umano. Nel fascicolo di inchiesta è stato inserito anche il filmato delle telecamere interne, che hanno ripreso la tragedia. Un elemento chiave per ricostruire l’esatta dinamica dell’infortunio mortale. Le indagini si sono concentrate anche su protocolli e procedure di sicurezza, per stabilire se fossero state rispettate oppure no. Quel pomeriggio, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, il macchinario che ha ucciso Anila sarebbe andato in blocco. Un inghippo che sarebbe stato segnalato anche da allarme sonoro e lampeggianti. A quel punto l’operaio che vi stava lavorando (il collega di Anila ora indagato) avrebbe avvisato la capolinea. La giovane sarebbe entrata all’interno dell’imballatrice per risolvere il problema che aveva fatto arrestare la macchina. La procedura sarebbe durata circa mezz’ora. Poi, all’improvviso, l’incidente fatale. Il macchinario, riavviato dal collega, avrebbe colpito alla nuca la 26enne, schiacciandole le vertebre cervicali. I soccorsi si erano rivelati inutili. Anila Grishaj era morta sul colpo. Dietro la tragedia un errore di comunicazione tra gli addetti o forse una leggerezza che avrebbe causato la riattivazione del macchinario mentre la donna era ancora all’interno. «Anila stava sistemando un bancale quando all’improvviso il robot l’ha colpita alla testa e lei è rimasta incastrata. Non ha avuto scampo. Una fine orribile. Tutta la fabbrica piangeva». La stessa Bocon, all’indomani della tragedia, aveva espresso il proprio cordoglio attraverso un messaggio affidato ai social e rivolto ai familiari della vittima: «Siamo profondamente affranti, addolorati e increduli per il gravissimo lutto che ci ha colpito».

Ultimo aggiornamento: 10 aprile, 13:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci