Inquinamento e Pm10: Rovigo assediata dalle polveri sottili, è tra le peggiori d’Italia

Ben 57 sforamenti a ponte Marabin del tetto quotidiano di 50 microgrammi. Il report Mal'aria di Legambiente

mercoledì 5 febbraio 2025 di Luca Gigli
Inquinamento e Pm10: Rovigo assediata dalle polveri sottili, è tra le peggiori d’Italia

ROVIGO - La città soffoca. Respira polveri per troppo tempo nel corso dell’anno. Un quadro allarmante che pone Rovigo tra le città più inquinata d’Italia in quanto alle polveri sottili, il Pm10, senza andare poi a guardare quelle più sottili ancora, il Pm 2,5 che non è stato considerato.

Il report

Come in passato, anche quest’anno il rapporto Mal’aria di Legambiente è impietoso perché non solo conferma il problema dell’intera Pianura padana come area tra le più inquinate dell’Europa, soffrendo pure del ristagno delle sostanze aeree, ma pure che il Veneto se la passa proprio male e Rovigo, come detto, è tra gli esempi peggiori.

Anche se nella triste graduatoria della salubrità dell’aria ci sono posti messi peggio, ma non sono così concentrati in specifiche parti del Paese.

In vetta alla classifica degli sforamenti annui di Pm10, del limite dei 50 microgrammi per metro cubo, c’è la centralina di Frosinone Scalo che è arrivata a 70 volte (il limite di legge è la metà, 35), seguita da Milano Marche con 68 (cui si aggiungono i numeri elevati di altre centraline), quindi Verona Borgo Milano con 66, Vicenza San Felice con 64, Padova Arcella con 61 così come Venezia via Beccaria che è a Marghera, ma si pensi che si sono avuti sforamenti pure in area insulare come in Rio novo con 40 volte. Seguono altre città come Cremona, Napoli, Torino, Brescia, Monza, Treviso, Modena, Pavia, Mantova, Catania, Terni e via dicendo. È in questo gruppone, nella parte alta purtroppo, che si trova anche Rovigo che ha avuto 57 sforamenti alla centralina di ponte Marabin e 53 in quella di Borsea.

L'analisi

Il fatto che questi superamenti del limite di legge riguardi più centraline di una stessa città, come a Rovigo e altrove, segnala, spiega Legambiente, che «l’inquinamento è molto più ampio e diffuso di quanto amministratori locali e cittadini vogliano ammettere».

L’associazione sottolinea che nessun capoluogo di provincia ha almeno avuto un dato medio annuo di Pm10 superiore ai 40 microgrammi come fissato dalle norme, ma l’Organizzazione mondiale della sanità fissa in 15 microgrammi la media annuale da non superare e in questo caso ben 95 capoluoghi su 98 esaminati sono al di sopra. Dal 2030 la direttiva sulla qualità dell’aria, aggiunge Legambiente, farà scendere da 40 a 20 la media da tenere e questo sarà un problema per molte città. Rovigo, per esempio, ha una media di 30 microgrammi per metro cubo all’anno ed è citato tra i 19 capoluoghi più a rischio: è la settima città, infatti, con valori medi di Pm10 più alti in Italia.

Legambiente elenca le cause delle concentrazioni delle polveri sottili. Oltre al traffico e le caldaie, c’è il fatto che la Pianura padana è densamente popolata e industrializzata, e ha pure condizioni meteorologiche e geografiche che favoriscono l’accumulo di inquinanti che produce già in eccesso. Tra le altre cause viene citato pure «l’enorme impatto che genera il settore zootecnico, gli allevamenti intensivi», suggerendo almeno la copertura delle vasche e i limiti allo spandimento di liquami, per esempio.

Mal’aria non guarda soltanto il particolato, naturalmente, ma pure un altro inquinante quale il biossido di azoto. Tale campo, però, non vede Rovigo tra le situazioni peggiori del Paese e non appare nella graduatoria delle 23 città maggiormente colpite. Ha 20 microgrammi medi per metro cubo all’anno (solo Belluno va meglio con 18) ed è già dentro ai parametri di legge, da non dover adottare azioni contro l’inquinamento per ridurre tale sostanza.

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