VENEZIA - Il più schietto è Luca De Carlo, senatore e coordinatore veneto di Fratelli d'Italia: «Luigi Brugnaro? È un ottimo sindaco di Venezia, che ambisca a fare il governatore non è una novità, l'aveva già detto.
LE POSIZIONI
Ufficialmente il centrodestra punta prima di tutto sull'unità della coalizione. Dice De Carlo: «Prematuro parlare ora del candidato governatore del Veneto, lo faremo a tempo debito, anche se è evidente che in tanti ambiscano a quel ruolo. La priorità, specie dopo lo strappo in consiglio regionale sul bilancio tra Forza Italia e Lega, è correre assieme, piani B non ce ne sono». E se la Lega decidesse di intraprendere una corsa solitaria per mantenere la guida della Regione? «Sarebbe una sconfitta del centrodestra. I veneti ci chiedono di restare uniti. Chi strappa, paga».
Concorda sulla necessità dell'unione il deputato e segretario della Lega-Liga veneta, Alberto Stefani: «Noi ci riconosciamo nell'alveo del centrodestra». Salvo puntualizzare: «Non possiamo non far valere le nostre forze, in Veneto abbiamo 159 sindaci, più di 1.000 tra sindaci, assessori e consiglieri comunali, oltre ad aver superato gli 11.000 iscritti. I risultati elettorati? Alle Amministrative abbiamo vinto anche dove correvamo da soli». Senza contare che a detta della Lega il terzo (in realtà quarto) mandato per Luca Zaia è sempre in ballo: «Non è per niente escluso - dice Stefani -. E comunque noi lavoreremo non solo per un candidato, ma per una squadra all'altezza di questa straordinaria terra».
BANDIERE
Da Venezia a Roma passando per Milano, i rumors che arrivano dai palazzi della politica danno oggi in pole position Fratelli d'Italia per le Regionali in Veneto. Nel senso che il terzo mandato ai governatori non sarebbe minimamente all'ordine del giorno e che sarebbe anche esclusa la "spartizione" Veneto-Lombardia, con il primo alla Lega e la seconda a Fratelli d'Italia. Per un motivo molto semplice: in Lombardia si è votato nel 2023, aspettare il 2028 per FdI è troppo, meglio andare subito all'incasso, specie con i consensi ottenuti alle Politiche e alle Europee. Quindi, il Veneto a Fratelli d'Italia. E, particolare, non secondario, a un candidato organico al partito, non a un civico o a un imprenditore di area. Il ragionamento è: "Facciamo una battaglia campale per Palazzo Balbi e poi sosteniamo un candidato civico? Ma chi ce lo fa fare?".
Ma la Lega a quel punto strapperebbe o no? Premesso che i più danno ormai per tramontata l'ipotesi del terzo mandato, e dunque Zaia uscirebbe di scena, c'è da capire se davvero i leghisti sarebbero pronti a rompere le trattative al tavolo nazionale per una corsa solitaria. Qui la tempistica è fondamentale: si decidesse domani, Matteo Salvini potrebbe appoggiare le istanze "secessioniste" dei veneti perché ha bisogno dei voti dei veneti al prossimo congresso federale. Al recente congresso dei leghisti in Lombardia è finita infatti fifty-fifty, in Veneto invece nel giugno 2023 il Capitano ha ottenuto più del 67% dei delegati. Ma, appunto, il congresso della Lega è a febbraio, le Regionali non si sa e comunque le trattative devono ancora iniziare.
ZAIA
Quanto a Zaia, ai vari racconti su cosa farà dopo questo terzo mandato in Regione, se ne è aggiunto uno nuovo: ministro dell'Interno al posto di Matteo Piantedosi. E fa niente se l'attuale inquilino del Viminale continua a ripetere che non sarà candidato governatore del centrodestra in Campania e che quindi non lascerà il ministero. L'ipotesi continua a rimbalzare da Roma. A favore però di Zaia ("un moderato che sarebbe anche gradito al Colle", viene osservato) e non di Salvini. C'è chi scommette, invece, sull'attraversamento del Canal Grande: Zaia che passerebbe da Palazzo Balbi a Ca' Farsetti, candidato sindaco di Venezia, rispettando così gli equilibri tra alleati, con Fratelli d'Italia in Regione e la Lega nel Comune capoluogo. Ma, anche se corroborate dalle tante attenzioni di Zaia nei confronti di Venezia (il no alle centrali nucleari a Marghera, l'interesse per il rifinanziamento della Legge speciale), sono, appunto, solo voci.