TREVISO - «I bulli a scuola? Noi dirigenti siamo limitati da una serie di gabbie normative per quanto riguarda la prevenzione.
Un gesto grave ma che stupisce fino a un certo punto la preside di uno degli Istituti comprensivi più grandi della città: «Ci sono tante limitazioni, anche corrette per carità, di cui dobbiamo tenere conto nell’azione di prevenzione. Per esempio: le norme non ci permettono di perquisire i ragazzi. Cito un caso. Un ragazzo dice a un compagno classe, più o meno scherzando, che nello zaino ha un coltellino. Il docente che sente la cosa, può perquisirlo? No. Può solo chiedere al ragazzo se è vero e di mostrarlo. Solo se il ragazzo mostra di avere il coltellino, come scuola, posso intervenire sia col provvedimento disciplinare che e con i miliardi di progetti di recupero dei ragazzi in sospensione o che fanno queste cose. Però, tecnicamente, non possiamo intervenire perquisendo un ragazzo, non possiamo sapere dentro lo zaino cosa tiene». L’esempio citato non è casuale. Lo scorso anno, nella scuola media dell’istituto, è capitato veramente che un ragazzino abbia portato a scuola ben due coltellini fortunatamente individuati e sequestrati.
L’OSTACOLO
Ma lo spazio d’azione dei dirigenti scolastici nella prevenzione dalle malefatte che i bulli potrebbero mettere in atto è comunque ristretto: «Ci sono una serie di limitazioni normative - ripete la Ferraro - altro esempio: la presenza delle telecamere a scuola? È impossibile. Se qualcuno entra a scuola noi non possiamo avere delle telecamere che riprendano per via della privacy. Poi noi possiamo intervenire in un secondo momento sotto l’aspetto disciplinare o rieducativo. Quindi: abbiamo le mani legate? Lievemente...».
I PROGRAMMI
Detto questo, la preside guarda anche l’altro lato della medaglia. Nel suo istituto comprensivo, che comprende quartieri delicati come San Liberale, San Paolo e Monigo, il contrasto al disagio giovanile è uno dei punto all’ordine del giorno. E, anche grazie ai fondi Pnrr Ferraro è riuscita a mettere in piedi tante iniziative: «Qui vedo tantissime opportunità. Le mie scuole collaborano veramente con tutte le associazioni di quartiere. Farei poco senza tutti gli attori che operano con noi. I nostri quartieri sono ricchi di realtà associative con cui abbiamo stretto un patto di comunità. E questo, per l’istituto Coletti, è lo strumento principale per creare quel tessuto sociale molto stretto che ci permette di realizzare tantissimi laboratori e iniziative della scuola. Come combattiamo il disagio giovanile? Con tantissimi laboratori. La scuola è aperta anche al pomeriggio. I nostri ragazzi stanno a scuola e fanno sport, musica, laboratorio di cortometraggio, teatro. Molto lo mandiamo avanti con le risorse del Pnrr, ma tante possibilità vengono offerte grazie ai volontari. E sono più di quanto possiate immaginare».