Per molti, una precipitosa fuga in avanti. Per altri, specie nel mondo mediorientale, una mossa che va nella direzione giusta. Per Hamas è il frutto della «coraggiosa resistenza» palestinese. Per il premier israeliano Benjamin Netanyahu «una ricompensa per il terrorismo». Non poteva che ricevere un’accoglienza così eterogenea la mossa di Irlanda, Norvegia e Spagna, che ieri, in un’azione congiunta, hanno annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina. Un annuncio atteso da tempo. Eppure, nonostante la consapevolezza, la decisione di Dublino, Madrid e Oslo rappresenta una svolta di non poco conto. E dopo la richiesta del procuratore capo della Corte penale internazionale, Kharim Ahmad Khan che ha chiesto i mandati d’arresto per i leader di Hamas, Netanyahu e il ministro della Difesa, Yoav Gallant, per Israele è suonato un nuovo campanello d’allarme. Perché la tempistica, secondo gli osservatori, non lascia spazio a grossi dubbi: dietro la volontà di dimostrare che la Palestina è uno Stato, c’è soprattutto una critica nei riguardi di Bibi e della guerra nella Striscia di Gaza. Ulteriore segnale di un isolamento che il premier israeliano non sembra in grado di evitare.
RITORSIONI
La reazione di Israele non si è fatta attendere.
I RISCHI
Gli Usa hanno chiarito di non condividere la posizione di Spagna, Irlanda e Norvegia. Joe Biden non ha mai negato di vedere nella soluzione dei due Stati il punto di arrivo del processo di pace in Medio Oriente. E da Washington, l’indicazione è che la Casa Bianca pensa che uno Stato palestinese «debba essere realizzato attraverso negoziati diretti tra le parti e non con un riconoscimento unilaterale». Un modo per dire che l’iniziativa spagnola, irlandese e norvegese (cui seguiranno a breve quelle di Malta e Slovenia) appare agli Usa come una mossa azzardata. Contraria anche la Francia, dove il ministro degli Esteri, Stéphane Séjourné, ha spiegato che Parigi non considera il riconoscimento della Palestina come «un tabù», ma «questa decisione deve essere utile, cioè permettere un progresso decisivo a livello politico». Il rischio è che la mossa dei tre governi venga vista più come un atto simbolico o di posizionamento politico. Sulla stessa linea si è assestato pure il Belgio. E anche l’Italia lavora alla soluzione dei due Stati ma i membri dell’Ue dimostrano di viaggiare su binari separati. Nel mondo sono 140 (142 secondo l'Autorità Nazionale Palestinese) i Paesi che hanno riconosciuto formalmente la Palestina come Stato ma tra questi non c’è nessuna potenza occidentale. Per Netanyahu, il messaggio è chiaro. Il suo governo non riesce più a indirizzare le scelte della comunità internazionale. E l’isolamento di cui lo accusano critici e opposizione appare un problema sempre più urgente.