«Ora è legge». Ha scritto Viktor Orban su Twitter nella serata di oggi, lunedì 14 aprile, in relazione alle novità sui gay pride. In giornata il Parlamento unghere ha approvato un emandamento alla Costituzione che restringe in modo significato le libertà civili e i diritti umani. Le norme continueranno ad essere in vigore, ma in futuro, il governo non potrà più sospendere le leggi per decreto o derogare alle disposizioni di legge senza l'autorizzazione di una maggioranza di due terzi del Parlamento.
La stretta sui Pride
Come i riferiscono i media ungheresi, l'emandamento copre un ampio spettro di questioni. Al centro della riforma troviamo c'è il primato dei diritti dei bambini per un «corretto sviluppo fisico, intellettuale e morale» sugli altri diritti fondamentali, eccetto il diritto alla vita, e inclusa la libertà di riunione pacifica. Così si vietano le marce dei Pride e si consente l'utilizzo del riconoscimento facciale per tracciare e multare i partecipanti.
Contro trans e intersessuali
Le modifiche alla Legge fondamentale riguardano poi la definizione di genere. «Il sesso di una persona alla nascita è una caratteristica biologica e può essere maschile o femminile», si legge nel testo approvato.
Gli stranieri
Un altro aspetto riguarda la difesa della sovranità di fronte a presunte interferenze straniere. L'emendamento prevede la possibilità di sospendere la cittadinanza di cittadini ungheresi con doppia cittadinanza qualora rappresenti come una minaccia per la sicurezza nazionale. È stabilito un periodo massimo di dieci anni, con la possibilità di espulsione per chi risiede in Ungheria.
Stato di emergenza
Le modifiche alla Costituzione riguardano anche i cosiddetti poteri di emergenza, attivati da ultimo allo scoppio della guerra in Ucraina. In base alle attuali normative, il governo può dichiarare lo stato di emergenza per trenta giorni, prorogabile a maggioranza dei due terzi dell'Assemblea nazionale per un massimo di 180 giorni e per un numero illimitato di volte.
Altre misure
Con l'emendamento approvato, si pongono poi le basi costituzionali per l'autodifesa dei comuni, si garantisce il diritto ai pagamenti in contanti, inquadrato dai legislatori come una protezione contro il controllo digitale, e si autorizzano pene detentive per l'uso o il possesso di droghe, anche in piccole quantità.
Le reazioni
Le votazioni sono state precedute da contestazioni di parlamentari dell'opposizione e di dissidenti che hanno cercato di impedire l'ingresso in Parlamento ai deputati di maggioranza. Manifestazioni di protesta si stanno tenendo anche in altri punti della capitale. Il portavoce Zoltan Kovacs ha pubblicato un tweet per spiegare che il governo considera questa modifica come «una salvaguardia costituzionale contro le influenze ideologiche che minacciano il benessere dei bambini, in particolare nel contesto di eventi come le parate del Pride». Sempre su "X" Viktor Orban ha pubblicato: «L'emendamento costituzionale dell'Ungheria è ora legge. Proteggiamo lo sviluppo dei bambini, affermiamo che una persona nasce maschio o femmina e ci opponiamo alle droghe e alle interferenze straniere. In Ungheria, il buon senso conta». Dall'Italia Elly Schlein, segretaria del Pd, si schiera contro questa misura: «Orbán oggi scrive una delle pagine più buie per i diritti che l'Unione europea abbia mai conosciuto. È gravissimo e inaccettabile che uno Stato membro vieti per legge i Pride, ledendo il diritto fondamentale di manifestazione, con l'unica finalità di perseguitare la comunità lgbtqia+. In particolare le persone trans e non binarie, la cui identità e dignità Orbán tenta di cancellare con un voto del parlamento. Le persone non si possono cancellare per legge. La diversità non si può vietare per legge. Siamo davanti ad una violazione palese di diritti umani. Siamo al fianco della comunità lgbtqia+ in Ungheria come in Italia e in tutta l'Europa».