Caro direttore, le faccio una domanda alla quale non so se vorrà rispondermi con la Sua consueta obiettività. Sono ancora indeciso se votare o meno al referendum, perchè ritengo che certe decisioni dovrebbe prenderle il parlamento.
Rolando Ferrarese
Cavarzere
La risposta del direttore del Gazzettino Roberto Papetti
Caro lettore, non è mio compito consigliarle o sconsigliarlo su cosa fare, se andare o meno a votare ai referendum ed eventualmente quali sì e quali no barrare sulla scheda elettorale. Vorrei però fare una riflessione che mi ha suggerito la dichiarazione rilasciata ieri da un esponente di primo piano del Pd come Francesco Boccia. Ha detto il presidente dei senatori dem: «La premier Meloni alle elezioni ha preso 12 milioni e 300mila voti. Se al referendum andassero a votare 12 milioni e 400mila persone sarebbe un avviso di sfratto alla presidente del Consiglio».
Dunque per Boccia non conta l'esito dei 5 referendum, conta invece quante persone si recheranno alle urne. Di fronte a un interpretazione di questo tipo del voto referendario, mi chiedo e le chiedo: per quale ragione un elettore di centrodestra dovrebbe, domani o lunedì, andare a votare sapendo che poi, quale che sia la risposta che darà ai quesiti e indipendentemente dal numero di no e di sì, il suo voto verrà usato dall'opposizione per cercare di mettere in difficoltà o far cadere il governo Meloni?
Ed inoltre: chi contribuisce di più a delegittimare i referendum e a svuotarli di significato, chi invita all'astensione o chi ne stravolge il senso trasformandoli in una resa di conti politica? Lascio a lei e a chi ci legge la risposta a queste domande.