Garlasco, Papetti: «Il caso rivela l'incredibile approssimazione con cui sono state condotte le indagini 18 anni fa»

La risposta del direttore del Gazzettino Roberto Papetti

martedì 10 giugno 2025 di Roberto Papetti
Garlasco, Papetti: «Il caso rivela l'incredibile approssimazione con cui sono state condotte le indagini 18 anni fa»

Caro direttore, il delitto di Garlasco ha covato sotto la cenere per 18 anni e come un vulcano attivo non si è mai spento. Negli ultimi tempi l'interesse per il tragico evento è esploso con una forza inusitata, se ne stanno occupando tutti. Ognuno solleva dubbi e insinua sospetti circa il coinvolgimento di nuovi soggetti o indica nuovi supertestimoni. Per chi, come me, non appartiene a nessuna delle categorie che ritiene, a torto o a ragione, di potersene occupare con competenza, nascono molti interrogativi sul funzionamento della giustizia italiana, se si pensa che chi è stato condannato come autore del delitto di Garlasco, dopo ben due assoluzioni, è stato ritenuto l'unico responsabile. Si è parlato anche delle prime indagini effettuate con imperizia. Sorprendono diversi aspetti di questa triste vicenda, fra cui che la condanna del colpevole sia avvenuta senza che sia stato individuato il movente e non è cosa da poco in casi di omicidio. Ma è sorprendente anche il comportamento del condannato che non ha mai mostrato, almeno in pubblico, emozioni come potrebbe provare un condannato colpevole o ancora di più se innocente. Dopo diciotto anni tutto viene messo sotto la lente di una nuova inchiesta giudiziaria. Ultimissimo colpo di scena: si dice che non si trovi più il tessuto prelevato sotto le unghie di Chiara.

Giustizia sia fatta!


Pietro Balugani

 

La risposta del direttore del Gazzettino Roberto Papetti

Caro lettore, direi piuttosto: giustizia è sfatta. Perché raramente un caso ha messo a dura prova la credibilità del nostro sistema giudiziario e inquirente come l'indagine sul delitto di Chiara Poggi. E non c'è da sorprendersi se su questa vicenda l'attenzione dei media sia diventata così forte, quasi ossessiva.

Gli eccessi, ovviamente, non mancano. La ricerca dello scoop, l'imperativo di dover essere a tutti i costi sulla notizia, la corsa ad arrivare prima degli altri per rivelare l'ennesimo (ma davvero così decisivo?) dettaglio ignorato o sottovalutato, hanno trasformato Garlasco nell'epicentro di un terremoto mediatico che promette scosse quotidiane e travolge tutto e tutti, dal dolore di chi ha perso una figlia o un'amica, alla privacy di persone assurte loro malgrado a protagoniste di un caso di assassinio senza mai essere state indagate e neppure convocate da un magistrato o da un organo di polizia.

Ma se tutto ciò accade è per la incredibile approssimazione con cui sono state condotte le indagini 18 anni fa e per l'assoluta anomalia della condanna di Alberto Stasi individuato come unico colpevole della morte della fidanzata Chiara Poggi e condannato in via definitiva a 16 anni al terzo grado di giudizio dopo due assoluzioni e senza un chiaro movente che potesse giustificare o spiegare l'omicidio di Chiara.

Di fronte a un'inchiesta che, come si è visto, faceva acqua da tutte le parti e che ha portato in carcere con una condanna così pesante un giovane uomo sulla base di prove ed elementi tutt'altro che granitici, era inevitabile che, prima o poi, il caso ri-esplodesse. Ma se ciò è accaduto la responsabilità non è certamente degli organi di informazione.

 

Ultimo aggiornamento: 11 giugno, 09:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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