Caro direttore,
lottare per "mandare di traverso la torta di nozze" a chi ha scelto del tutto legittimamente il posto in cui sposarsi è una battaglia talmente grottesca e ridicola che solo dei fanatici come i No Bezos possono avere il coraggio di spacciarla per una nobile passione politica.
L.A.
Venezia
La risposta del direttore del Gazzettino Roberto Papetti
Caro lettore,
la pretesa di impedire a Jeff Bezos, il proprietario di Amazon, di sposarsi a Venezia con la compagna Lauren Sanchez, è senza senso e ridicola. Come se ci fosse qualcuno che può arrogarsi il diritto di decidere chi può e chi non può celebrare il proprio matrimonio nella città lagunare. E in base a cosa? Al fatto che è "troppo" ricco e che, come è stato detto, simpatizza per Trump? Forse che un cittadino americano per potersi sposare a Venezia dovrebbe dimostrare di aver votato democratico? E quale sarebbe il livello patrimonio al di sopra del quale scatterebbe, secondo gli attivisti No Bezos, il divieto di sposarsi a Venezia? Non scherziamo. Anche la teoria della "città blindata" per le nozze di mister Amazon è poco credibile. Bezos avrà 250 ospiti, tra cui certamente ci saranno numerosi vip e celebrità di Hollywood. Alloggeranno in quattro hotel di lusso, abituati ad avere questo tipo di clienti, e parteciperanno a un paio di ricevimenti. Per loro sono stati prenotati 30 taxi (su una flotta complessiva di alcune centinaia di motoscafi). E una città come Venezia che accoglie decine di migliaia di turisti al giorno, che durante la Mostra del Cinema, e non solo, è teatro di moltissimi eventi e ospita decine di star del cinema, dovrebbe essere sconvolta o bloccata dal matrimonio di Bezos? Ma per carità! Diciamo la verità: i nemici e aspiranti sabotatori del matrimonio del proprietario di Amazon, riuniti nella piattaforma "No space for Bezos", si ergono a paladini di Venezia, ma in realtà ne stanno sfruttando il nome e il formidabile potere mediatico per ottenere un po' di visibilità e far parlar di sé nel villaggio mediatico globale. Anche loro "usano" Venezia, né più né meno di tanti altri. Gli ingredienti che utilizzano sono i soliti: un po' di ribellismo fine a se stesso, la giusta dose di demagogia pseudo-rivoluzionaria, qualche spruzzata di ambientalismo degno di miglior causa e un pizzico di invidia sociale che non fa mai male. E il gioco è fatto: la mobilitazione è pronta, si riesce persino a ottenere l'appoggio dell'immancabile Anpi e a far riemergere dalle retrovie dei cortei no global il disubbidiente in servizio permanente effettivo dal celebre cognome. Per fortuna Venezia è anche altro.