ROMA - Ha un sapore particolare questa
festa della Repubblica. È un ritrovarsi, uno stringersi, un riconoscersi della politica istituzionale, pur nella diversità tra partiti e alla vigilia di scontri importanti (i referendum sul lavoro e sulla cittadinanza, le manifestazioni per Gaza, la campagna letterale che è già cominciata e non solo quella per le Regionali d'autunno ma anche quella per le Politiche che sembrano dopodomani), in una fase in cui il disordine del mondo sta facendo saltare le vecchie coordinate e i soliti equilibri. E l'Italia si trova a vivere in questa temperie e cerca di abbracciarsi alla propria stabilità, almeno in un giorno come questo in cui la comune appartenenza alla Repubblica nata nel 46 spinge tutti a prendersi una pausa dalle contese che stanno subito per ricominciare.
CHI C'È
Ci sono tutti ma proprio tutti nei giardini del Quirinale, un pienone con il governo al gran completo, maggioranza e opposizione presenti in massa, con una nutrita rappresentanza del Pd, tanta quota Rai, moltissimi esponenti del mondo dell'imprenditoria e della finanza, da Francesco Gaetano Caltagirone con Malwina Kozikowska a Carlo Messina con la moglie, fino a Cimbri che conversa spesso con Marco Tardelli e Cairo con il figlio e John Elkann a cui ormai Roma piace - «Ci vengo sempre più spesso e con un piacere immenso» - e piace in particolare avere buoni rapporti con Giorgia Meloni.
La quale è con Arianna e con la segretaria Scurti. In tailleur verde salvia c'è Elly Schlein e sorridendo dice agli amici: «Eccomi, io sono l'alternativa». Tutti cercano di spiegarle come vincere le elezioni regionali in Campania, e lì accanto c'è Roberto Fico il contiano forse candidato ma soprattutto c'è un summit tra alcuni notabili dem e il sindaco di Napoli, Manfredi, e fioccano le dicerie: gli stanno proponendo di fare il candidato premier al posto della Schlein o il candidato regionale al posto di Fico?
Occhio a Luigi Di Maio, appena reduce dal battesimo in Costiera del figlio Gabriel e molto omaggiato in maniera bipartisan: sarà il sottosegretario a Palazzo Chigi in un centauro, se mai ci sarà, governo tecnico? Nessuno dice che potrebbe presiederlo - nel caso improbabile di un pareggio alle Politiche 2027 - il governatore Panetta, ma intanto Panetta è alla festa. Come tutti. E come Meloni soprannominata hic manebimus optime, perché si muove e non a torto con la sicurezza di chi si sente salda. Pochi gli artisti, ma oltre a Marco Bellocchio («Ci vorrebbe un tuo film su Garlasco», gli viene consigliato) c'è Paola Cortellesi. Particolarmente riverita per "C'è ancora domani". E fiocca il paragone riguardante il suo film: ah, la scena delle donne che vanno per la prima volta a votare al referendum del 2 giugno 46 e il 98% di affluenza, mentre oggi.. (singhiozzo) oggi (altro singhiozzo collettivo) va alle urne poco più del 50% degli italiani.
Chi cerca uno spritz non lo trova: in questi giardini non domina la zuccherosa egemonia arancione, avanti con il Franciacorta.
SOLIDITÀ
Parlando di cose serie, l'impressione è quella di un sistema istituzionale che regge e che si sente in grado di contrastare la sfiducia serpeggiante. La festa della Repubblica serve a questo: ribadire i vincoli della comune appartenenza alle istituzioni, trasmettere una prospettiva rassicurante che è quella per cui, nonostante le difficoltà in corso nel mondo e nella società italiana, dove per esempio tutto costa di più e le sicurezze sono sempre meno, esiste una solidità repubblicana che è una garanzia e un rifugio. Anzi, una sorta di balsamo che può lenire le ferite. Riuscirà questo messaggio di cui Mattarella è l'incarnazione, a scendere dal Colle e a spargersi nel corpo del Paese? Considerando i tassi di popolarità del Capo dello Stato, questa forma di rassicurazione funziona, e tutti i leader e i dignitari della Repubblica che sono qui partecipano alla costruzione di questo messaggio. Tanto più importante quanto più la situazione generale del mondo è complicata.